Nessuno ne ha ancora parlato apertamente con la scusa che, viste le attuali urgenze ed emergenze, è presto. Ma in tutti gli scenari politici futuri, in tutti i retroscena, il tema c’è, eccome se c’è. Ed è la corsa al Quirinale. Un appuntamento ancora lontano – inizio del 2022, quando scadrà il mandato settennale dell’attuale inquilino del Colle, Sergio Mattarella – ma nemmeno tanto perchè al ‘semestre’ bianco manca meno di un anno. Un anno per le grandi manovre, già in atto sottotraccia. Quell’argomento però, in risposta ad una domanda, è stato toccato ieri sera alla festa del Fatto Quotidiano dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte che in qualche modo ha dato così il via alla ‘corsa’ (perchè di quel parere le forze politiche non potranno non tener conto).
Mattarella? “Lo vedrei benissimo per un secondo mandato, se ci fossero le condizioni da parte sua per accettare” ha detto ed ha aggiunto: “Credo che il presidente Mattarella stia interpretando il suo ruolo in un contesto molto sfidante in modo impeccabile, con grande equilibrio e saggezza. Man mano che vado avanti ne apprezzo sempre più le qualità”. Ma il premier non ha parlato solo di questo. Non si è sottratto infatti neanche alle domande su Mario Draghi da molti visto o invocato come possibile premier di un governo di unità nazionale o di emergenza in caso di crisi e anche – da quando ha lasciato la presidenza della Bce – convitato di pietra negli immancabili retroscena. Un Draghi che Conte non vede come “un rivale” ma come “un’eccellenza”.
Poi, a sostegno di questa opinione, ha rivelato un piccolo ma significativo segreto “Quando si è lavorato per una nuova commissione Ue, fu proposto innanzitutto Timmermans ma alla fine non andò a buon fine. Subito dopo io stesso – ha raccontato il premier – cercai di creare consenso per Draghi, lo avrei visto bene come presidente della Commissione Ue. Lo ho incontrato perché non volevo spendere il suo nome invano, ma lui mi disse che non si sentiva disponibile perché era stanco della sua esperienza europea”.