Anche la politica sembra afflitta da una sorta di effetto Covid. Il caos è tanto, unito all’incertezza delle misure d adottare, con rigoristi da una parte (che per il momento hanno avuto la peggio) e temporeggiatori dall’altra, che pensano alla prudenza, come arma migliore per rispondere alla dicotomia salute-economia.
Però le cifre continuano ad essere allarmanti, ed il caos è dietro l’angolo, con tanto di scaricabarile e di norme non perfettamente chiare da chi e come devono essere decise. Conte continua a galleggiare e pesca dalla vecchia politica un vertice di maggioranza al quale però manca un ospite al tavolo. Non si bene chi comanda e per questo il premier ha rinviato tutto a dopo gli Stati generali del movimento previsto nella prima decade di novembre.
Ma intanto si fa sentire Luigi Di Maio. Nella sua qualità di capo della delegazione al governo e di ministro degli Esteri, dice che sta bene così. Non vuole saperne di rimpasto e di nuove entrate. Altrettanto dicasi per Franceschini, molto attivo, che non vuole certo perdere il suo ruolo di capo delegazione Pd al governo, facendo entrare il segretario Zingaretti.
E sì, perché per il rimpasto si parla di Zingaretti e Di Maio vice di Conte. Ma al primo verrebbe certo tolto qualcosa, soprattutto gli Esteri, che ben valgono di più di un vuota poltrona a Palazzo Chigi.