Facebook, Twitter e YouTube: i social media e la corsa alla Casa Bianca

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Come è cambiata l’informazione online per le presidenziali 2020. Lo stato di allerta dei tre colossi del web durante le elezioni americane, dopo lo spam politico del 2016

di Oriana Mariotti

Il New York Times ha chiesto ai manager di Facebook, Twitter e YouTube che cosa hanno fatto finora per assicurare una corretta informazione sui media e come prevedono di gestire il dopo elezioni del nuovo presidente degli Stati Uniti. Che sia di nuovo Trump oppure Biden hanno dovuto fare i conti con i social. I mezzi di comunicazione e di informazione più importanti del Paese. Il loro ruolo chiave, come accadde nel 2016, continua durante e anche dopo il voto di martedì. Questa volta tutti e tre i colossi del web non si sono fatti trovare impreparati.

Difesa

Nel 2016 Facebook, Twitter e YouTube sono stati utilizzati dai servizi segreti russi per infiammare il voto americano con messaggi divisivi durante la campagna elettorale. Facebook, Twitter e Google hanno dovuto testimoniare davanti al Congresso sull’ingerenza di nazioni straniere nella campagna elettorale di Donald Trump contro Hillary Clinton, dopo la scoperta di centinaia di pagine e di account social finti creati e utilizzati per destabilizzare il voto americano. I giganti del web hanno impiegato gli ultimi quattro anni a difendersi dalle accuse di ingerenza (anche se non voluta) e hanno assicurato i propri utenti che sarebbero stati assolutamente neutrali e incontestabili in questa tornata elettorale. Hanno speso miliardi di dollari per migliorare la sicurezza di siti e servizi e hanno modificato le policy aziendali.

Violenza

Negli ultimi mesi è cresciuta la paura che possano scoppiare sommosse e violenze dopo le elezioni, dovute a una possibilità di stallo sul voto, una lunga attesa che potrebbe durare settimane. Alcuni dicono che sia Trump ha usare questo terrorismo psicologico per destabilizzare i democratici. In ogni caso questa possibilità ha creato nell’elettorato dem, ma anche in quello repubblicano, isteria per la paura di disordini. Le provocazioni di gruppi estremisti potrebbero allargarsi a tutta la popolazione. In molte città sono state preparate zone anti-saccheggio. Le vetrine dei negozi sono state coperte con tavole di compensato, come si fa prima dell’arrivo di un uragano. Ci sono Stati fondamentali ancora in bilico come Ohio, Florida e Pennsylvania. Non è certo il voto nemmeno in Texas, Georgia e Arizona roccaforti repubblicane.

Sicurezza

Facebook e Twitter hanno cercato in ogni modo di stemperare le acque del web, cercando di verificare le informazioni e bloccando le ‘fake’, che spesso possono rimbalzare tra un social e l’altro. Facebook ha ampliato il numero degli addetti alla sicurezza delle informazioni e dei servizi online. A oggi le persone che si occupano di combattere la disinformazione sono 35mila, divisi in team specializzati e supervisionati da un ex operativo della NSA, l’Agenzia per la Sicurezza Nazionale. Ogni team sarà particolarmente allertato nella giornata del voto e collaborerà con le agenzie governative per evitare la diffusione di false informazioni e per scongiurare interferenze esterne.

Pubblicità

A seggi chiusi Facebook ha pianificato l’interruzione dei messaggi pubblicitari a sfondo politico (fotografie comprese) per ridurre la confusione sull’esito del voto. “Abbiamo imparato dai nostri errori”, ha dichiarato Kevin McAlister portavoce di Facebook. “Oggi siamo preparati a ogni attacco esterno e rimarremo con la guardia alzata anche nei prossimi giorni”. Twitter ha già da tempo bandito la pubblicità politica e ha incrementato la sorveglianza sui messaggi che possono incitare alla violenza, bloccando anche la condivisione di quei post tra gli utenti. Il network ha poi intensificato la presenza dei propri banner che informano gli utenti sul pericolo della mistificazione delle informazioni online. Alcune di queste misure restrittive dovrebbero terminare alla fine della giornata di voto, ma altre saranno permanenti come l’esclusione dei banner politici.

Youtube

Per la piattaforma multimediale di Google il problema della sicurezza e della cattiva informazione non è nato con le elezioni del 2016, ma un anno dopo. Il fatto scatenante è stato l’attentato al London Bridge nel giugno 2017 quando un camioncino ha investito volontariamente un gruppo di passanti. Uno degli attentatori si era radicalizzato dopo aver visto su YouTube il video di un predicatore islamico americano. Da allora YouTube ha cambiato l’algoritmo per controllare i video con contenuti ritenuti violenti o borderline. Ha creato un ‘intelligence desk’ composto da analisti specializzati, per monitorare le azioni e i trend su tutto il Web. “Stiamo sorvegliando tutto il possibile in questi ultimi giorni decisivi per le elezioni americane”, ha spiegato Neal Mohan, responsabile dei prodotti di YouTube, “sono tre anni che il nostro lavoro è cambiato radicalmente, da quando ci siamo resi conto della responsabilità del nostro ruolo come piattaforma che opera a livello globale”. In vista dello scrutinio la sicurezza si occuperà in modo specifico di rimuovere i video che possano mettere a rischio la sicurezza nazionale con informazioni scorrette sull’esito delle votazioni. E ciò anche se il video provenisse dall’ufficio stampa di uno dei due candidati.

(foto account facebook Vocann)

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