
In Consiglio dei ministri scontro sul coprifuoco, che resta fissato dalle 22 alle 5 e fino al 31 luglio. La riunione che ha licenziato il decreto sulle riaperture si è svolta in un clima molto teso e ha fatto registrare il primo ‘strappo’ nel governo, con conseguente forte irritazione di Draghi.
I ministri della Lega Garavaglia, Stefani e Giorgetti hanno insistito – appoggiati ma con meno forza da Fi e Iv – sulla linea di Salvini e dei governatori delle regioni del nord cioè sullo spostamento del coprifuoco alle 23 “per dare un pò di respiro ai ristoratori in vista della riapertura anche a cena dei locali all’aperto” ma si sono scontrati con l’opposizione del premier sostenuto da M5s e Pd. Non c’è stato spazio per una mediazione e alla fine, mentre in piazza Montecitorio si svolgeva un’altra manifestazione di ristoratori e di categorie contrarie alle restrizioni anti-Covid al grido di ‘libertà’-libertà’, e Salvini minacciava di votare no al decreto, i tre esponenti leghisti si sono astenuti evidenziando la prima crepa nella maggioranza.
Da palazzo Chigi è stata fatta allora trapelare tutta l’irritazione del premier per la posizione assunta da Salvini e da tutto il Carroccio. Le stesse fonti hanno ricordato che venerdì scorso, sempre a palazzo Chigi, alla riunione della cabina di regia in cui si è delineato il quadro e il calendario di tutte le riaperture avevano partecipato anche i ministri della Lega, gli stessi che oggi hanno nuovamente alzato l’asticella. La versione leghista è che il Carroccio “è solo portavoce di quello che chiedono i sindaci e i governatori di tutta Italia, e di qualunque colore politico, su riaperture, coprifuoco e vaccini”. E quella di un Salvini un pò di lotta e un pò di governo è questa: “Mi fido di Draghi. La Lega è al governo per riequilibrare un certo squilibrio su assistenzialismo, statalismo e centralismo, difendendo il lavoro autonomo e le libertà”, ha detto. “Occorre tornare alla normalità anche perchè i dati sanitari sono fortunatamente in netto miglioramento. Occorre coraggio”, ha insistito il leader leghista. “Non chiediamo quel che non si può chiedere, ma non ci sono dati scientifici che supportino certe scelte”.