
La Polonia è sul limite del non ritorno. Donald Tusk proverà a invertire la rotta. Varsavia è entrata a far parte dell’Unione Europea nel 2003, dopo gli anni del Blocco orientale guidato da Mosca e dopo le grandi esperienze di liberazione di Solidarność e di Papa Giovanni Paolo II. Poi è progressivamente annegata nella para-dittatura del partito ultraconservatore ‘Diritto e Giustizia’ dei raccapriccianti gemelli Kaczyński.
Antisemitismo
Quella che ha preso forma è un’autocrazia nazionalista, contraria alle libertà civili, omofoba, razzista e antisemita. Gravissima l’ultima decisione polacca di bloccare la restituzione dei beni appartenuti ai cittadini ebrei confiscati dai nazisti. Severo il giudizio dell’ambasciata di Gerusalemme a Varsavia: “Questa legge immorale influenzerà seriamente le relazioni tra i nostri paesi. Renderà infatti impossibile restituire le proprietà ebraiche o chiedere un risarcimento per i sopravvissuti all’Olocausto e i loro discendenti. Nonché per la Comunità ebraica, di cui la Polonia è stata la patria per secoli”.
Allarme
Una situazione allarmante, che ha trovato in Italia l’avallo dei leder dell’estrema destra sovranista Salvini e Meloni. Hanno firmato una surreale ‘carta dei valori‘ con il partito di Kaczyński, quello dell’autocrate ungherese Orbán e altre formazioni neo-nazifaciste europee. Un quadro da incubo a cui ha deciso con coraggio di opporsi sul suolo polacco Donald Tusk, ex presidente del Consiglio UE fino al 2019, eletto a capo del più importante partito di opposizione in Polonia, Piattaforma civica. Tusk ha detto chiaramente di aver assunto l’arduo compito per “combattere il male” della leadership del paese.
Male
Tusk, 64 anni, aveva ricoperto la carica di primo ministro per due mandati prima di lasciare la Polonia per Bruxelles. “So che molti polacchi stanno aspettando che questo sogno nero finisca”, ha rimarcato Tusk. “Oggi il male regna in Polonia e noi siamo pronti a combattere contro questo male”. Il regime polacco ha zittito la stampa libera, assoggettato la magistratura, avviato una campagna discriminatoria contro i cittadini della comunità LGBT. L’UE e la Corte di giustizia europea hanno avviato procedure contro il regime di Diritto e Giustizia, per diverse violazioni – in questo caso sì – della carta fondativa e dei principi dell’Unione.