
Re del ring in otto differenti classi di peso, “Pugile del decennio” 2000–2010, campione del mondo dei welter WBA fino all’agosto scorso. Manny Pacquiao, 42 anni, è uno dei favoriti per la corsa alla presidenza delle Filippine allo scadere nel 2022 del mandato del presidente a “tolleranza zero”, Rodrigo Duterte.
Senatore
Il campione di boxe non è un novellino in politica, dal 2010 al 2016 ha fatto parte del Congresso delle Filippine e nel 2016 è stato eletto al Senato. Per anni è stato uno degli sportivi più pagati al mondo e ha vari interessi nella pallacanestro, nella televisione, nella musica e nell’imprenditoria. Gli analisti dicono che Pacquiao ha buone possibilità di vincere grazie alla sua celebrità. Sul ring era amato e conosciuto dai filippini con il soprannome di “Fighting Pride of the Philippines”.
In lizza
Al momento i candidati in lizza, oltre a Pacquiao, per le elezioni del maggio del prossimo anno sono una decina. Tra i più forti ci sono il sindaco di Manila ed ex star tv, Isko Moreno. C’è anche Ferdinand “BongBong” Marcos Jr, figlio del defunto dittatore che governò l’arcipelago del sud-est asiatico negli anni ’70. E poi l’attuale vicepresidente Leni Robredo, avversaria della spietata ‘guerra alla droga’ condotta da Duterte, che si dice sia costata la vita a 20 mila persone. “Con vari candidati forti, la presidenza può essere conquistata con meno del 30% dei voti”, spiega a DW il politologo Tony LaViña.
Democratico
Pacquiao a settembre ha annunciato il ritiro definitivo dal pugilato, proprio per candidarsi alla presidenza. “Sarò sempre un combattente dentro e fuori dal ring”, ha detto annunciando la sua candidatura. Ex alleato e poi avversario di Duterte, Pacquiao correrà per la fazione del PDP-Laban, il Partito Democratico delle Filippine formazione di centrosinistra, che lo sostiene. Anche nel partito Pacquiao è in lotta con gli uomini di Duterte. Formalmente Pacquiao ha presentato la sua candidatura con la formazione PROMDI, senza abbandonare tuttavia la battaglia per la leadership del PDP-Laban.”Pacquiao può vantare una capacità di relazionarsi con le masse che nessun altro candidato può eguagliare”, sostiene Ryan Songalia, un giornalista sportivo che ha seguito anche la carriera politica di Pacquiao. L’ex pugile, forte dei consensi nella grande isola di Mindanao, ha promosso una intensa campagna in favore della parte meno fortunata della popolazione di circa 110 milioni di persone. Ha promesso di realizzare quasi di 2 milioni di case per le famiglie povere.
Figlia
Anche a causa della crisi Covid, a cui Duterte non ha saputo dare risposte efficaci, l’economia filippina è caduta in una fase di deciso declino. L’agenzia di stampa Bloomberg ha definito le Filippine il peggior posto al mondo dove stare durante la pandemia. Tuttavia, Duterte gode ancora di una significativa popolarità e la carta a sorpresa potrebbe essere la candidatura all’ultimo momento della figlia, Sara Duterte. La 43enne sindaca di Davao, capoluogo di Mindanao, viene data come favorita nei sondaggi di opinione, ma ha finora rifiutato di candidarsi. Intanto, di fronte ai gravi problemi del paese sembra che i filippini, anche all’estero, stiano registrandosi in massa per poter esprimere il proprio voto in queste decisive elezioni.