In tutto il mondo aumentano i prezzi di gas e petrolio? “Colpa dell’Occidente” spiega Vladimir Putin.
Il presidente russo ha parlato nel corso di un incontro con i membri del suo governo sulla guerra, o per dirla come vuole Mosca, “sull’operazione militare speciale” in Ucraina giunta al suo quindicesimo giorno tra una pioggia incessante di bombe e senza l’ombra di un cessate il fuoco.
Anche l’incontro ad Antalya, in Turchia, tra i ministri degli esteri di Russia e Ucraina, Serghej Lavrov e Dmitro Kuleba, non ha portato a nessun passo avanti: Putin e Lavrov hanno ribadito tutte le solite accuse, arcinote, all’Occidente e le loro motivazioni alla base dell’attacco all’Ucraina che Mosca, si badi bene, “non ha affatto invaso” ma “è dovuta intervenire” per la necessità di salvare la popolazione filorussa. Pochissimi spiragli quindi. L’unico lato positivo del vertice in Turchia è che si è trattato del primo incontro tra le due parti, a quel livello, dall’inizio della guerra.
Putin, da Mosca, ha parlato delle sanzioni occidentali e dell’aumento dei prezzi degli alimentari e dell’energia: “Le sanzioni potrebbero provocare un ulteriore aumento dei prezzi alimentari a livello mondiale” ha detto il capo del Cremlino secondo il quale se l’Occidente “continua a creare problemi con i finanziamenti, le assicurazioni, la logistica, alla consegna dei nostri prodotti, allora i prezzi che sono già esorbitanti cresceranno ancora”. Quanto a petrolio e gas, ha proseguito, “la Russia sta mantenendo tutti i suoi impegni relativi alle esportazioni energetiche, comprese quelle attraverso l’Ucraina”. Il capo del Cremlino ha chiesto quindi all’Occidente di “non dare la colpa a Mosca per l’aumento dei prezzi dell’energia” ed ha minacciato contromisure (“agiremo in modo deciso, ci sono soluzioni legali”) nei confronti delle compagnie straniere che stano interrompendo le loro operazioni in Russia (da McDonald a Starbucks, alla Ferrari, ndr).
Nelle stesse ore ad Antalya, in Turchia, i ministri degli affari esteri russo e ucraino si incontravano per la prima volta dopo l’inizio delle ostilità in Ucraina. Obiettivo il raggiungimento di un cessate il fuoco. Il risultato? Un nulla di fatto, posizioni ribadite – anche con durezza da Lavrov – e la sensazione che eventuali progressi potranno venire in questa fase solo dai colloqui tra le due delegazioni in Bielorussia. “Un primo incontro importante che potrebbe rappresentare il primo passo per un incontro a livelli più alti”: così, guardando il bicchiere mezzo pieno, lo ha descritto il ministro degli esteri turco Mevlüt Cavusoglu, mediatore tra le due parti. Ma Kuleba, dopo un’ora e mezza di conferenza, ha descritto la conversazione con Lavrov come “difficile”. “Sono due paesi in guerra. Ci si può immaginare le condizioni in cui si è discusso” ha commentato Cavusoglu.
Nelle conferenze stampa finali, separate, il ministro ucraino ha accusato la Russia di non aprire e rispettare i corridoi umanitari, specialmente nella città di Mariupol, dove la situazione sarebbe la più “preoccupante”. La controparte, il ministro degli esteri russo, ha ribadito invece la volontà della Russia di mantenere dei corridoi umanitari e di averli messi in funzione, indicando come principale ostacolo “le forze ucraine che non permetterebbero l’evacuazione di civili, tenuti come ostaggi”. Ed ha ribadito: “Vogliamo una soluzione con mezzi diplomatici”. Ma subito dopo Lavrov ha voluto sottolineare le ragioni russe all’invasione precisando che “la Russia non ha invaso l’Ucraina, bensì ha dovuto agire per contrastare una minaccia seria contro l’etnia, la cultura russa, la lingua e la popolazione”. Poi ha rincarato le accuse all’Occidente per la presenza di laboratori biologici in Ucraina, che sarebbero stati finanziati dagli Stati Uniti: “Sono un pericolo per noi, per la nostra sicurezza interna, come è possibile che l’Europa non avesse informazioni su questo? Gli americani lo sapevano”. Quindi altre bordate sul governo Zelensky e sul nucleare: il governo di Kiev è un governo “ostile”, la Nato è sempre più influente nella regione e Zelensky è sempre più determinato – ha detto Lavrov – “a far abbandonare all’Ucraina il suo stato di paese senza bomba atomica”. “Noi, la Russia – ha concluso – non siamo una minaccia per l’Occidente e per la Nato, vogliamo solamente che l’Ucraina diventi un paese demilitarizzato e neutrale. I paesi che finanziano e sostengono militarmente l’Ucraina si mettono in pericolo da soli. La Russia non ha mai parlato né di guerra atomica né di terza guerra mondiale. Nessuno vuole espandersi. Sono i paesi occidentali che continuano a parlarne. Come si può solamente immaginare una cosa del genere? È stato semmai il presidente Biden a parlarne…”.