
Proprio quando il Nord Stream 1 stava per riaprire dopo tre giorni di stop per una manutenzione straordinaria Gazprom ha ‘scoperto’ un nuovo problema ed ha “completamente fermato” il flusso del metano verso l’Europa via Germania attraverso il mega-gasdotto.
LO STOP AL NORD STREAM – E’ successo in serata dopo una giornata che aveva visto un tonfo dell’11% del prezzo del metano al mercato di Amsterdam (a 217 euro) e le borse europee tutte in ripresa per l’attesa riapertura del gasdotto, sia pure in un clima di forti polemiche tra Mosca e Bruxelles. Riapertura che però non c’è stata. Per molti osservatori lo stop inatteso al Nord Stream è la messa in atto della minaccia di Putin alla Ue che è finalmente in marcia a tappe forzate verso un tetto al prezzo del gas e del petrolio russi. Nessuna fonte ufficiale ha messo in relazione le due cose ma tutti ne parlano e sembra davvero che, alle porte dell’autunno-inverno, ci si stia avviando verso il temuto show-down nei rapporti tra Unione europea e Mosca, mai così tesi a causa del nodo energia. Ufficialmente Gazprom, per spiegare lo stop, ha detto di aver individuato alcune perdite di olio durante i lavori di manutenzione in corso presso la stazione di compressione di Portvaya.
LE REAZIONI – Dure le reazioni di Mosca – Cremlino, ministero degli Esteri, il solito minaccioso Medvedev – ai passi avanti fatti da Bruxelles e dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen sull’impegno per arrivare a breve ad un tetto al prezzo del gas. Un accordo a 27 che fa infuriare la Russia che perderebbe forti introiti (attualmente essenziali per sostenere i costi della guerra in Ucraina). Di qui le accuse all’Ue di “destabilizzare” il mercato del gas. “Niente all’Europa, forniremo gas e petrolio altrove” ha replicato Mosca ai 27 con una neanche tanto velata minaccia di chiudere totalmente il rubinetto alludendo a ‘clienti’ come la Cina e l’India che stanno moltiplicando i loro contratti con Gazprom. Sempre in giornata la presa di posizione del G7 in linea con l’Europa: i ministri delle finanze dei sette ‘grandi’ hanno detto sì al piano che prevede di fissare un tetto al prezzo del petrolio che proviene dalla Russia.