In attesa della giornata mondiale dei genitori, il 1 giugno 2023, si può parlare dei più giovani e della costante preoccupazione di tutti i genitori di questa epoca storica: il rapporto dei propri figli con la tecnologia. Sandro Anella, docente e formatore dell’equipe psico-pedagogica della Fondazione Patrizio Paoletti per lo sviluppo e la comunicazione, parla a In20righe.it di un nuovo male che affligge le nuove generazioni, il technostress. La definizione di technostress di Michelle Weil e Larry Rosen è: “Ogni conseguenza negativa che abbia effetto su attitudini, pensieri, comportamenti o psiche, causata direttamente o indirettamente dalla tecnologia“.
E’ una definizione ancora valida oggi?
“Sì, la definizione ormai classica di Weil e Rosen mantiene a oggi la sua validità dato il suo carattere generale. Va però tenuto presente che sono passati molti anni dal 1997, anno della sua formulazione, e che ci sono stati sviluppi tecnologici inimmaginabili, che hanno portato a un utilizzo quotidiano dei media e del web in ogni fascia d’età e in ogni ambito della nostra vita, non solo in quello lavorativo. La causa del technostress può essere meglio individuata nell’uso costante, simultaneo ed eccessivo di tecnologie dell’informazione e di apparecchi informatici digitali. Quindi possiamo parlare oggi di vari tipi di technostress, che affliggono diverse categorie di persone in vari ambiti di vita”. Nell’era post-pandemica è aumentato il technostress a causa dello smart working per il quale molte persone si sono trovate troppe ore isolate in casa davanti a un pc.
Questo vale anche per i bambini e gli adolescenti?
“Sì, certamente. Anche i bambini e gli adolescenti vengono oggi colpiti da varie forme di technostress, dovute sia allo studio a distanza sia a un uso eccessivo del web, in particolare dei social network. La pandemia ha fatto aumentare ulteriormente l’isolamento e la mancanza di interazione sociale di bambini e adolescenti, con svariate ricadute negative sul piano fisico. Stanchezza visiva, mal di testa, dolori al collo e alla schiena, ne sono un esempio. Sul piano emotivo abbiamo rilevato problemi di insicurezza, aumento dell’ansia, disturbi del sonno, dipendenze; e su quello cognitivo: difficoltà di concentrazione, multitasking coatto. Studi recenti dimostrano che un uso non consapevole della tecnologia è potenzialmente in grado di compromettere in modo significativo il loro benessere e la loro salute”.
Quali sono i rischi della dipendenza da web per i più piccoli? E come può un genitore affetto da questo tipo di stress aiutare sé stesso e i propri figli?
“Se l’impatto della tecnologia è cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni, a subirne le conseguenze sono soprattutto le giovani generazioni e questo costituisce oggi una vera e propria emergenza educativa a livello mondiale. Il lato oscuro della tecnologia e del web è costituito proprio dal technostress, caratterizzato da molti aspetti: il sovraccarico di informazioni, i problemi di sicurezza e privacy, il cyberbullismo e le dipendenze. Anche se i pericoli iniziano già nella prima infanzia, chi rischia di soffrire di più di un eccessivo e non consapevole uso del web e dei social network sono i preadolescenti e gli adolescenti, che crescono immersi nell’universo virtuale, incollati a smartphone, pc e altri device. Recenti studi mostrano che un uso non consapevole della tecnologia è in grado di compromettere in modo significativo il loro benessere e la loro salute. Gli adolescenti si trovano in una delicata fase di sviluppo psicosociale e allo stesso tempo non hanno ancora maturato le competenze necessarie per affrontare le crescenti esigenze del mondo digitale. Infatti mentre stanno ancora creando un’immagine di sé, ridefinendo il loro ruolo sociale, sono inclini alla pressione dei loro coetanei, e alla dipendenza più che in altri momenti della vita. La seconda parte della domanda riguarda proprio il ruolo che gli adulti – genitori, insegnanti, caregivers – sono chiamati a svolgere in questo particolare momento storico. Risulta sempre più evidente che c’è bisogno di acquisire sempre maggiore consapevolezza delle ricadute fisiche, relazionali e cognitive che l’uso del web ha su di noi, per poter riappropriarci di un ruolo che ci richiama a ben precise responsabilità e priorità educative. Se non facciamo noi stessi uno sforzo per liberarci dall’invasività del web, ben difficilmente potremo aiutare i più giovani, per i quali siamo sempre modello di riferimento”. La Fondazione Paoletti ha organizzato un webinar sull’argomento, tenutosi il 2 maggio 2023, rivolto a educatori e genitori.
Come è stato strutturato il webinar della Fondazione? Chi è intervenuto? Che finalità si è riproposto?
“Già da tempo la Fondazione Patrizio Paoletti è impegnata in prima linea per affrontare le sfide legate all’emergenza educativa. Il nuovo webinar tenutosi lo scorso 2 maggio ha voluto fornire a tutti i genitori, educatori e insegnanti idee e strumenti pratici per orientare figli e studenti verso un uso più consapevole delle tecnologie e del web. Prendendoci cura della relazione con loro, instaurando un rapporto di fiducia e di dialogo è possibile sostenerli nel diventare autonomi, sicuri e capaci di un pensiero critico che possa preservarli dai rischi connessi al web e ai social. Siamo intervenuti nel webinar io (Sandro Anella) docente e formatore della stessa Fondazione e Tania di Giuseppe – psicologa e psicoterapeuta, responsabile dell’équipe di ricerca psicopedagogica di Fondazione Paoletti”. Secondo uno studio intitolato ‘Dipendenze comportamentali nella Generazione Z’, presentato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), una delle cosiddette nuove dipendenze di tipo tecnologico e dall’impatto particolarmente profondo sulla Generazione Z è la ‘social media addiction’. Il 2,5%, circa 99.600 studenti, tra i partecipanti allo studio, presenta caratteristiche compatibili con una dipendenza da social media, percentuale che nel genere femminile raggiunge il 5,1% nelle studentesse di 14-17 anni. Lo stesso studio afferma che gli studenti a rischio nella popolazione tra gli 11e i 13 anni hanno 10,1 volte in più di probabilità di soffrire di ansia. Infine, l’’Internet Gaming Disorder’, ovvero il rischio di disturbo da uso di videogiochi vede coinvolti circa 480.000 studenti, il 12% dei partecipanti allo studio. La percentuale è più alta tra i maschi, con un 18% nelle secondarie di primo grado e un 13,8% tra gli studenti delle superiori. Rispetto all’età, la percentuale di rischio maggiore si rileva nelle scuole medie con il 14,3% dei ragazzi a rischio, mentre il dato scende al 10,2% alle superiori.