In Messico l’aborto non è più un reato federale. La Corte Suprema di Città del Messico ha annullato la norma del codice penale federale che criminalizzava l’interruzione di gravidanza. Ora l’aborto è legalmente accessibile in tutte le istituzioni sanitarie federali del Paese. La sentenza giunge dopo anni di lotte del movimento femminista e di quelli per i diritti civili, in un Paese a maggioranza cattolica. Tuttavia, l’influenza della Chiesa è andata diminuendo negli ultimi anni e il governo del presidente progressista Andrés Manuel López Obrador, si considera fermamente laico.
“Onda verde”
La decisione del Messico arriva nel contesto di una tendenza in America Latina definita “onda verde”, dal colore scelto dalle donne per le loro manifestazioni. Colombia, Cuba, Uruguay e Argentina hanno legalizzato o depenalizzato l’aborto, anche se il favorito nella campagna per le elezioni presidenziali argentine del prossimo ottobre, il populista Javier Milei, ha annunciato di voler reintrodurre il divieto. Un possibile passo indietro, sulla scia della decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti, che l’anno passato ha cancellato quasi 50 anni di protezione federale per l’aborto. La sentenza sul caso Roe v. Wade ha dato a ogni Stato il diritto di emanare leggi proprie sulla interruzione di gravidanza. Sono già 13 gli Stati, a partire da Texas e Louisiana, che hanno imposto il divieto totale, con severe pene detentive sia per le donne sia per il personale sanitario.
Diritti
In Messico la Corte Suprema ha sentenziato che il rifiuto della possibilità di interruzione della gravidanza viola i diritti umani delle donne. Le donne potranno chiedere legalmente l’aborto negli ospedali e nelle cliniche federali e i dipendenti di tali strutture non potranno essere perseguiti. La Corte si era già espressa nel 2021, con una decisione che si applicava però soltanto allo Stato di Coahuila, al confine con il Texas. Da allora gli Stati del Messico hanno mostrato una particolare lentezza nell’abrogazione, al momento realizzata solo in dodici su 32. Il GIRE (Grupo de Información en Reproducción Elegida) ha commentato con favore la sentenza. Secondo l’organizzazione femminista: “Nessuna donna né alcun operatore sanitario potrà essere punito per l’aborto”. Il servizio sanitario pubblico federale deve offrire i propri servizi a chiunque richieda la procedura”. L’attivista per i diritti delle donne, Sara Lovera, ha detto all’agenzia AFP che “i governi locali dovranno attivare campagne di informazione, perché molte donne non sanno di avere questo diritto”.