Dopo Peron e dopo il sanguinario tallone d’acciaio della dittatura militare, l’Argentina si prepara a una nuova avventura. Si mette nelle mani di Javier Milei, 53 anni, l’estremista di destra ultraliberista, che al ballottaggio ha battuto l’ex ministro dell’Economia peronista, Sergio Massa. Milei ha ottenuto il 56% dei voti, con una affluenza alle urne al 76%.
Fine
“Oggi inizia la fine del declino dell’Argentina”, ha detto ai suoi sostenitori e ha immediatamente ricevuto le congratulazioni di Donald Trump. In campagna elettorale ha unito le ormai classiche parole d’ordine anti casta – contro i “politici inutili e parassiti, che non hanno mai lavorato” – a un a ricetta economica che preannuncia un drastico ridimensionamento del ruolo dello Stato, l’abolizione della Banca centrale argentina e l’adozione del dollaro come valuta ufficiale. Agli argentini alla disperata ricerca di un cambiamento ha assicurato: “Non sono venuto qui per guidare agnelli, ma per risvegliare i leoni”. Brandendo una motosega simbolo dei tagli e delle future privatizzazioni.
Inflazione
Intanto il Paese sudamericano è sull’orlo del tracollo economico dopo decenni di abisso del debito, con l’inflazione ormai sopra il 140% e due persone su cinque che vivono in povertà. Qui “finisce il modello impoveritore dello Stato onnipresente”, ha promesso Milei, che metterà in campo una terapia d’urto per ribaltare lo schema del peronismo, il movimento populista fortemente orientato all’intervento statale e ai programmi di welfare che ha dominato la politica argentina per decenni. Come alternativa Milei dice basta all’istruzione pubblica e vuole privatizzare la sanità.
Papa Francesco
Nega il cambiamento climatico, è contrario l’aborto e ha teorie complottiste sui vaccini contro il Covid. Per lui Papa Francesco è l'”incarnazione del comunismo”. Nella cassetta degli attrezzi dello sfascismo autoritario ha affastellato anche la legalizzazione della vendita di organi umani, la libera vendita di armi da fuoco e addirittura la vendita di bambini. A Buenos Aires insomma si prepara un cambiamento sismico, che potrebbe andare anche oltre le infelici guasconate di un altro estremista, l’ex presidente del Brasile, Jair Bolsonaro.