
Che cosa succederebbe se fosse rieletto per un altro mandato un presidente che non si cura dei cambiamenti climatici, che non ha saputo contenere i numeri della pandemia, è contrario all’immigrazione e all’integrazione e soprattutto che non vuole essere contraddetto
di Oriana Mariotti
Che venga rieletto o meno Donald Trump è già nella storia. Tuttavia non sarà ricordato come il miglior presidente degli Stati Uniti. A pochi giorni dalle elezioni il suo gradimento è ai minimi: tra i leader mondiali è ultimo con appena il 16% di share, subito dopo il cinese Xi che raccoglie il 19% dei consensi. Nella classifica stilata da Pew Research Center – il think tank americano con sede a Washington – la più gradita è la cancelliera tedesca Angela Merkel, che vince su Macron, con il 76%. Terzo l’inglese Johnson e quarto il russo Putin. Il presidente degli Stati Uniti non è solo il leader politico di una nazione, è una delle persone più potenti sulla Terra. Quello che decide (o non decide) può cambiare la vita della maggioranza degli esseri umani (pensiamo ai cambiamenti climatici o alla lotta al Coronavirus). E Donald Trump, anche se non è il più amato dei presidenti, non fa eccezione. Che vinca o meno di nuovo le elezioni, il modo in cui ha governato l’America durante il suo mandato ha già cambiato il mondo. In molti, soprattutto in Europa, pensano che non l’abbia fatto in meglio.
Pandemia
Il Pew Research Center ha recentemente condotto uno studio anche sulla percezione che il resto del mondo ha degli Stati Uniti. E se Trump ha dichiarato a più riprese che “L’America è il più grande Paese al mondo”, il sondaggio effettuato su 13 nazioni (tra cui Danimarca, Regno Unito, Germania, Italia, Corea del Sud e Canada) ha evidenziato che la percezione della grandezza degli USA è la più bassa degli ultimi 20 anni. Probabilmente perché il presidente non ha mai cercato di pubblicizzare la propria immagine all’estero. Uno dei fattori più decisivi è stata la risposta americana alla lotta al Coronavirus. Solo il 15% degli intervistati pensa che l’America abbia gestito bene la pandemia. Venerdì 23 ottobre è stato registrato il nuovo record di contagi: 85mila persone infettate in un solo giorno (l’ultimo dato così negativo risale a luglio scorso, con circa 75mila casi nelle 24 ore).
Clima
È difficile capire che cosa pensa veramente il presidente Trump dei cambiamenti climatici e dell’urgenza che gli scienziati pongono per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030. Il tycoon ha dichiarato che lo scioglimento dei ghiacciai e le conseguenze negative del riscaldamento climatico “sono una bufala molto costosa”. Ma altre volte ha detto: “Il clima è una questione seria che mi sta molto a cuore”. I fatti sono che gli Stati Uniti l’8 novembre 2019 hanno presentato la notifica formale di recesso dagli accordi di Parigi sul clima, in base ai quali 200 nazioni al mondo si sono impegnate a non far salire la temperatura globale del Pianeta di altri 2°C. L’America è il secondo Paese al mondo per emissione di gas serra, dopo la Cina. Gli scienziati credono che se Trump sarà rieletto non sarà possibile abbassare il livello del riscaldamento globale. Secondo il presidente infatti gli accordi di Parigi sono troppo restrittivi e pongono regole che metterebbero in difficoltà l’industria americana.
Confini
Nonostante gli editti di Trump contro l’immigrazione, i muri e il filo spinato, durante la sua presidenza il numero di immigrati nel Paese ha continuato a salire, anche se con qualche eccezione. Negli ultimi cinque anni, la percentuale di cittadini americani nati in Messico è scesa, al contrario il numero di persone che si sono spostate da altri Paesi dell’America Latina e dei Caraibi è cresciuto. Frutto di una stretta generale dei visti di permanenza negli Stati Uniti soprattutto per i familiari di stranieri già residenti. Se esiste un emblema della presidenza Trump relativamente all’immigrazione sicuramente è “il grande, meraviglioso muro” che ha giurato di costruire sul confine con il Messico. A oggi, la U.S. Customs and Border Protection, cioè il maggior servizio di polizia di controllo doganale e di transito presso i varchi di confine nazionale, posta alle dipendenze del Dipartimento della sicurezza interna statunitense, ha il controllo di 371 miglia di muro, costruito per lo più su recinzioni di filo spinato già esistenti. Un deterrente che ha fatto paura a pochi. In tanti disperati hanno trovato lo stesso il modo per raggiungere gli Stati Uniti, tanto che il numero dei migranti che hanno superato i confini dal Messico, ha raggiunto il picco proprio nella primavera del 2019. Più della metà di essi sono famiglie provenienti dal Guatemala, Honduras, El Salvador, luoghi di povertà e di violenza da cui scappare senza guardarsi indietro.
Fake news
“Credo che uno dei migliori termini che io abbia mai inventato è fake news”, ha dichiarato Trump in un’intervista televisiva nell’ottobre 2017. Anche se non ha clonato il termine, è indubbio che il presidente lo abbia pubblicizzato tanto da renderlo inutile da tradurre. Secondo i post presidenziali sui social media e le varie trascrizioni dei suoi audio, il tycoon avrebbe usato l’espressione “fake news” almeno 2mila volte dal dicembre del 2016. Chi cercasse su 0google questo termine oggi troverebbe più di 1 miliardo di risultati provenienti da tutte le parti del mondo. E se prima dell’era Trump l’espressione veniva usata per indicare una notizia riportata su un media che poi si rivelava falsa; dalla campagna presidenziale del 2016 in poi fake news per Trump è diventata qualunque notizia sulla quale lui non era d’accordo. Nel febbraio 2017 le fake news sono state additate dal presidente in un tweet come nemiche di tutti gli americani. Questo ne ha provocato a cascata un utilizzo sconsiderato da parte di diversi capi di Stato per giustificare repressioni politiche e persecuzioni contro le opposizioni e i giornalisti. Un altro brutto colpo per la democrazia.