
Sotto l’albero è arrivata la svolta per GKN e per i suoi lavoratori. La fabbrica toscana, simbolo del post Covid e delle delocalizzazioni senza scrupoli, ha trovato una via d’uscita dall’incubo. Nel luglio scorso, con una decisione unilaterale, la proprietà – il fondo britannico Melrose – aveva deciso chiusura dello stabilimento e licenziamento dei lavoratori.
Mattei e La Pira
La vicenda ricorda lo storico intervento negli anni ’50 di Enrico Mattei, presidente ENI, sollecitato dal sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, all’acquisto della Nuovo Pignone, salvando in extremis fabbrica e posti di lavoro. Oggi protagonista del progetto di riconversione dello stabilimento di Campi Bisenzio è Francesco Borgomeo. 54 anni, a scuola dai gesuiti, filosofo di formazione, diventato esperto in salvataggi industriali. Ha acquistato il 100% di GKN, la principale fabbrica automotive in Toscana. L’idea è quella di un’operazione ponte, per poi cedere la fabbrica rinnovata a uno dei soggetti che avrebbe manifestato interesse. In particolare, un gruppo farmaceutico per la realizzazione di macchinari per l’industria del settore o un operatore del settore energetico per la produzione di componentistica.
Qf
Intanto si procederà con uno stop dei licenziamenti. L’investimento stimato si aggira sui 100 milioni di euro. Previsto un mix che comprende anche cassa integrazione e risorse pubbliche (PNRR, incentivi in ricerca e sviluppo, sgravi contributivi). Significativo il nuovo nome dato all’azienda: Qf, Quattro F. Ovvero “Fiducia nel Futuro della Fabbrica di Firenze”. Borgomeo negli ultimi anni ha conquistato la fama di ristrutturatore di aziende. Suo il marchio sul nuovo corso di una serie di realtà nel settore delle superfici ceramiche. La ex Marrazzi Sud convertita nella Saxa gres Gres ad Anagni, la ex Ideal Standard di Roccasecca nel frusinate trasformata nella Saxa Grestone. E ancora la Tagina di Gualdo Tadino e il Centro Impasti Ceramici di Spilamberto, in provincia di Modena.
Bioplastiche
Con la Plasta Rei, ex Nalco, ad Aprilia ha poi fatto un balzo nella novità dell’economia circolare. Si punta alla produzione di moderne bioplastiche, sulla base di un brevetto a livello internazionale per trasformare in plastica green il latte scaduto e i suoi derivati e gli scarti di lavorazione del kiwi e della canapa. L’acquisizione di GKN, dice Borgomeo, “non è un traguardo, ma un punto di partenza. Per la riconversione ci vorranno almeno due anni. In Italia occorrono politiche industriali che possano favorire e accompagnare i processi di reindustrializzazione. E poi bisogna rendere attrattivo il Paese, snellendo le procedure e la burocrazia”. Decisivo l’asset rappresentato dai lavoratori e dalle loro competenze, per formare personale di questo livello – segnala Borgomeo – occorrono tre anni e 100 mila euro.
Sindacati
L’impegno a traghettare la fabbrica verso un nuovo segmento di mercato diverso da quello dell’automobile trova interessati e vigili i sindacati. Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil, assieme a Daniele Calosi, segretario generale Fiom-Cgil Firenze, dicono: “La nuova proprietà si attivi subito per chiedere un incontro al ministero dello Sviluppo economico. Sarà necessario dettagliare un cronoprogramma, che parta dal rendere noto chi sono gli investitori e quali i loro piani industriali”. La sigla di base USB sottolinea: “La forza di questa vertenza è stata far emergere con chiarezza il tema delle delocalizzazioni. Del comportamento brutale delle multinazionali che prosciugano fondi pubblici e poi scappano”. Prudente il Collettivo di fabbrica, protagonista in prima persona di questi mesi di lotta: “Non smobilitiamo. L’assemblea dei lavoratori e il territorio rimangono a guardia e supervisione di ogni passaggio della reindustrializzazione”.