Geriatria, SIGOT promuove la prima linea guida sulla valutazione multidimensionale della persona anziana

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Sigot
(foto Centre for Ageing Better da Pexels)

Il mondo della geriatria, dopo gli ultimi due anni segnati dal Covid-19, è entrato in una nuova dimensione. Emerge l’urgenza di un totale cambio nell’approccio, sia in ambito clinico per la cura del paziente sia in ambito di sanità pubblica. Testimonianza ne sono gli studi legati all’esperienza della pandemia, condotti da condotti SIGOT, Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio, sia in ospedale sia in RSA e a livello domiciliare.

Fragilità

“Non sono solamente l’età cronologica e la multimorbidità a determinare il percorso della malattia da Covid-19 – sia in fase acuta che in quella di recupero (la cosiddetta sindrome “long-covid”) -, bensì il grado di fragilità della persona anziana”, afferma il professor Alberto Pilotto, presidente SIGOT. Il metodo multidimensionale e multiprofessionale determina un cambiamento radicale nell’approccio sistemico all’invecchiamento e alla fragilità. Tuttavia, manca oggi ancora un indirizzo operativo standardizzato di valutazione multidimensionale dell’anziano nei diversi contesti: ospedale (incluso il pronto soccorso) e nel territorio (inclusa la medicina generale e le RSA).

Focus

SIGOT ha deciso di produrre la prima linea guida nazionale, in collaborazione con SIMG – Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie – e con il supporto metodologico dell’ISS, Istituto Superiore di Sanità. Nell’ambito della sanità pubblica, la linea guida condivisa garantisce il metodo appropriato per attuare la continuità di cura tra ospedale e territorio. In ambito clinico, la valutazione multidimensionale permette di definire le necessità individuali di assistenza e cura del singolo individuo, con un focus primario sulla qualità di vita, inclusa la qualità di fine vita.

Multiprofessionale

“L’aspetto multidimensionale deve andare di pari passo con quello multiprofessionale – rileva il prof. Pilotto –. Tutti i professionisti, siano questi medici, infermieri, assistenti sociali e operatori sanitari in generale, dovrebbero adottare lo stesso metodo e lo stesso linguaggio. Ciò che serve oggi è incentivare l’invecchiamento attivo e il più possibile in buona salute, sviluppando tutti quei percorsi che la pandemia ha purtroppo rimosso o coperto. Promozione di attività fisica, attenzione per l’alimentazione, percorsi di stimolazione cognitiva e di interazione sociale sono essenziali, se il sistema sanitario non vuole arrivare al collasso”.

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