In Italia ogni regione ha il suo pane. Ma non solo, in ogni regione ce ne sono diverse varietà. E’ così che il nostro pane è uno dei più buoni d’Europa. Il pane è un vero pilastro della cucina italiana. Da secoli viene prodotto secondo antiche tradizioni, con più di mille tipologie consumate in tutto lo stivale. E’ un patrimonio culinario tutelato anche con la denominazione di origine protetta. A ogni regione il suo: in Sardegna c’è il pane carasau, in Abruzzo il casereccio, in Basilicata è famosa la panella. La pagnotta tipica della Campania è il pane cafone. In Emilia Romagna c’è la tigella di montagna. Nel Lazio la produzione di pane è molto ricca di offerte: il più noto è quello di Lariano. In Calabria è popolare la pitta. La Liguria non è nota per il pane ma per la focaccia bianca e al formaggio, un impasto oleoso che sta bene con tutto. Anche in Piemonte si esce da seminato con il grissino piemontese; croccante e fino, molto adatto per arrotolarci intorno una bella fetta di prosciutto nostrano. La Toscana propone il pane senza sale o pane sciocco, adatto per gli antipasti salati. In Sicilia si mangia la mafalda, una pagnottella fresca coperta di semi di sesamo. In Molise il parrozzo è a base di patate lesse. In Valle d’Aosta si consuma il pan barbaria: di farina di frumento o di segale integrale. Il panino del Friuli Venezia Giulia si chiama biga. Nelle Marche c’è il filone casereccio macinato nei mulini a pietra. Mentre in Puglia ha ottenuto il riconoscimento DOP il pane di Altamura. Per finire, in Veneto, il panino ambrosiano nasce per la festa di Sant’Ambrogio.
Il prezzo del pane in ascesa
Dalla fine di settembre 2022 il prezzo del pane ha subito un’impennata in tutta Europa, di media fino al 18% in più. In Ungheria sono stati registrati i rincari maggiori: una pagnotta da un chilo oggi costa fino al 65,5% in più. L’aumento del prezzo del pane registrato in Italia è invece del 13,5%, un incremento che è costato alle famiglie italiane 900 milioni di euro. Nel 2022 un nucleo di 4 persone per comprare gli spaghetti, il pane e tutti gli altri prodotti a base di cereali e grano ha speso 175 euro in più rispetto al 2021. E il 2023 purtroppo non si apre con notizie migliori. A Milano sotto il Duomo una pagnotta da un chilo costa in media 4,46 euro. A Bologna per un chilo di pane si pagano fino a 4,91 euro, mentre a Palermo costa in media 3,89 euro al chilo. Secondo il report di Coldiretti di luglio 2022. Il prezzo medio del pane in Italia si aggira intorno a 5,31 euro al chilo con punte di 9,8 euro.
L’inflazione nel 2023
Secondo i dati Unc (Unione nazionale consumatori), sono in particolare il pane e la pasta a vincere la classifica top ten dei rincari alimentari. A causa dell’inflazione una famiglia italiana nel 2022 ha speso in media 513 euro in più rispetto al 2021. Nelle classi di spesa la voce ‘pane e cereali’, che include pane, pasta, farina e riso, vincono la classifica dei rincari. In particolare il pane fresco e confezionato e la pasta fresca, secca e preparati di pasta, svuotano le tasche degli italiani con un rincaro di 29 e 24 euro, rispettivamente. In generale, l’inflazione in Italia nel 2022 ha avuto un’impennata record come non succedeva dal 1985. E secondo Fracassi – Cgil – le stime Istat confermano un anno record per l’inflazione nel 2023. Con un forte rischio di recessione alle porte. I prezzi in Italia non sembrano rallentare anzi dobbiamo aspettarci un anno di crisi e ancora inflazione alta. Il problema risiede nel modello economico produttivo del nostro Paese, sempre secondo la Cgil. Un modello che importa tutto, anche l’inflazione. La cura? Aumentare i salari e far crescere la domanda interna, salvaguardando il potere d’acquisto.