Turchia: probabile il ballottaggio, Erdogan non raggiunge il 50%. In Thailandia vince l’opposizione, ma i militari…

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Turchia
(foto account FB Recep Tayyip Erdoğan)

Elezioni con risultati sul filo del rasoio in Turchia e in Thailandia. Nel Paese a cavallo tra Europa e Asia, l’autoritario presidente Recep Tayyip Erdogan potrebbe non aver raggiunto il 50% più uno dei consensi e quindi la vittoria al primo turno. Ci sono ancora incertezze sul risultato definitivo, in attesa del conteggio dei voti all’estero, ma Erdogan sembra essere al di sotto della soglia. Nelle prime ore dello scrutinio il sistema dell’informazione controllato dal presidente aveva dato l’impressione di una vittoria schiacciante sul rivale, il “Ghandi turco” Kemal Kilicdaroglu. Il secondo turno di ballottaggio è previsto per il 28 maggio.

Terremoto

In ogni caso, in attesa della conferma del risultato da parte del Consiglio elettorale supremo, si è trattato delle elezioni più combattute da decenni, con una significativa affluenza alle urne all’86%. Erdogan si sarebbe fermato al 49,49% dei voti e il suo sfidante al 44,79%. Kilicdaroglu ha promesso di vincere le elezioni al secondo turno, affermando che il suo rivale non è riuscito a ottenere un voto di fiducia dal popolo. Le elezioni si sono svolte sullo sfondo di un’inflazione in continuo aumento e del dramma delle devastanti scosse di terremoto del febbraio scorso.

Progressisti

(foto account FB Pita Limjaroenrat)

Risultato a sorpresa anche in Thailandia, il Paese del sud-est asiatico oppresso da quasi 10 anni di dittatura militare e da una monarchia ultra tradizionalista. Nel voto, seguito alle proteste dei giovani in favore della democrazia nel 2020, i partiti progressisti di opposizione hanno ottenuto una significativa vittoria. I risultati preliminari segnalano al primo posto i riformatori di Move Forward, guidati dal giovane Pita Limjaroenrat, che superano anche il favorito partito populista Pheu Thai, con alla testa Paetongtarn Shinawatra figlia del miliardario ed ex primo ministro, Thaksin Shinawatra. Limjaroenrat ha twittato di essere “pronto” a diventare il 30esimo primo ministro di Bangkok. Il partito di governo dell’ex generale Prayuth Chan-ocha, autore del colpo di stato del 2014 e poi premier ha ottenuto solo il 15% dei seggi.

Senato

Comunque la strada di Move Forward, partito che chiede cambiamenti radicali della burocrazia thailandese, dell’economia e del ruolo di militari e monarchia, non sarà semplice. Non è detto che i riformisti vincitori nelle urne, complessivamente con circa il 60%, possano ottenere la fiducia parlamentare per formare il governo. Il primo ministro sarà scelto a luglio in una seduta congiunta della Camera e dei 250 componenti del Senato, nominati dalla giunta militare, che condizioneranno pesantemente il risultato. E poi, se è improbabile un nuovo golpe, non viene esclusa l’ipotesi di una nuova sentenza ‘politica’ della Corte costituzionale per escludere Move Forward magari per un tecnicismo, come già è accaduto al partito predecessore Future Forward nel 2020 dopo aver vinto le elezioni l’anno precedente.

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