
Il crollo delle attività di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi ha un effetto negativo a cascata sull’agroalimentare nazionale. La perdita di fatturato è valutata in oltre 8 miliardi per i mancati acquisti in cibi e bevande nel 2020. A ciò per il settore si aggiunge la preoccupazione della Brexit, con i connessi effetti negativi sull’export italiano. La Coldiretti prevede un calo del 40% su base annuale per gli acquisti di colazioni, pranzi e cene fuori casa. Una drastica riduzione dell’attività, che pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari: dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura. Penalizzati anche salumi e formaggi di alta qualità ,che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione.
Accordo
Sulla Brexit l’allarme viene da Confagricoltura: “Senza un accordo – sottolinea il presidente, Massimiliano Giansanti – i mercati agricoli Ue sarebbero esposti a una grave condizione di instabilità, tenuto conto che oltre il 70% delle importazioni agroalimentari del Regno Unito arriva dagli Stati membri dell’Unione. I controlli penalizzerebbero, in particolare, i prodotti più deperibili. Il tempo è limitato, ma è ancora possibile raggiungere un’intesa fondata sull’assenza di contingenti e dazi doganali, in modo da consolidare gli attuali flussi commerciali bilaterali”. Il presidente di Confagricoltura puntualizza: “Sarà di fondamentale importanza l’equivalenza delle regole in materia di criteri di produzione, sicurezza alimentare, protezione delle risorse naturali e benessere degli animali, anche nell’ottica dell’applicazione del Protocollo su Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord”.
Scenari
Eventuali difformità imporrebbero un rigoroso controllo sui prodotti in transito dall’Irlanda del Nord e destinati agli Stati Ue, per non infrangere il corretto funzionamento del mercato unico europeo. “Per l’Italia è anche essenziale il riconoscimento e la tutela dei prodotti a indicazione geografica protetta, che incidono per oltre il 30% sulle nostre esportazioni agroalimentari destinate al mercato britannico – rileva Giansanti -. Ci auguriamo che dal Consiglio europeo arrivi l’indicazione per una positiva conclusione delle trattative con il Regno Unito sulla Brexit. Tuttavia, dobbiamo prepararci a tutti gli scenari”.