Vaccini: sul ‘mercato parallelo’ Locatelli (Css) chiede l’intervento degli 007

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Vaccino
(foto di Mohamed Hassan da Pixabay)

Mancano i vaccini, è vero, ma c’è la speranza di recuperare entro la fine di marzo le quantità concordate con le case produttrici. Per quella data, dall’inizio della campagna vaccinale, l’Italia potrà disporre di tredici milioni di dosi di vaccino anti-Covid (Pfizer, Moderna e AstraZeneca). La previsione è di Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, voce e volto ormai noti al pubblico della tv. Locatelli è stato intervistato da Lucia Annunziata nel corso della trasmissione Mezz’ora in più. “La limitante di questa prima fase è stato il numero di dosi che sono state rese disponibili. Ne abbiamo avute 4 milioni e 700 mila, ne abbiamo usate circa i 3/4 – rispetto ai 6 milioni indicati inizialmente – altre 7 milioni e 700 mila sono attese a marzo. Per numero di dosi somministrate e popolazione siamo il secondo paese in Ue dopo la Germania, primo per popolazione vaccinata con doppia dose” ha detto Locatelli soffermandosi anche sul delicato problema del ‘mercato parallelo’ relativo all’offerta di vaccini ad alcuni nostri presidenti di regione.

Locatelli ha sollecitato l’intervento della nostra intelligence – gli 007 – per chiarire tutti gli aspetti della vicenda. “Immagino che i nostri servizi di Intelligence possano dare un contributo non irrilevante e fare tutti gli approfondimenti” sui casi di offerte di vaccini sul libero mercato. “Sarebbe meritevole di un approfondimento, faccio fatica a credere che industrie come quelle che hanno il vaccino approvato abbiamo sostenuto meccanismi del genere”. In effetti non sarebbe male nel momento in cui è in atto il massimo sforzo per far decollare la campagna vaccinale a livello nazionale, al primo posto nel programma del governo insieme al Recovery Plan. Palazzo Chigi ha fatto sapere che l’obiettivo è quello di arrivare a mezzo milione di vaccini inoculati al giorno e di coinvolgere in questa impresa la Protezione civile, il mondo del volontariato e anche l”esercito’ dei medici di base.

“Stimiamo che almeno 35.000 medici di famiglia in tutta Italia sarebbero pronti ad effettuare le vaccinazioni anti-Covid nei propri studi partendo da subito: ciò, ovviamente, avendo a disposizione le dosi e sulla base di accordi regionali già presenti o che verranno a breve definiti” ha detto il segretario nazionale della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg) Silvestro Scotti, dopo il via libera al protocollo d’intesa tra governo, sindacati medici e Regioni, che definisce a livello nazionale le modalità di partecipazione dei medici di base alla campagna vaccinale in corso.

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