
“Tutto dipende dai dati”. E’ la risposta di Mario Draghi a Matteo Salvini secondo cui è “impensabile tener chiusa l’Italia ad aprile”. Il leader della Lega continua il suo pressing sul premier perchè si ponga in qualche modo fine (o si diano segnali in questo senso) alle restrizioni anti-Covid dopo la Pasqua che, ormai è deciso, colorerà di rosso tutto il paese.
Le richieste di Salvini arrivano mentre il governo sembra orientato invece a confermare una ‘stretta’ che potrebbe durare anche per tutto il mese di aprile. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, sta infatti per emanare nuove ordinanze che andranno in vigore a partire da lunedi 29 marzo. Calabria, Toscana e Val d’Aosta vanno in zona rossa, il Lazio in arancione da martedì 30 marzo. Niente zone gialle: fino al 30 aprile dovrebbero essere confermate le misure in vigore che prevedono solo zone arancioni e rosse. Decisioni in base ai numeri e il presidente del Consiglio, in risposta ad un giornalista nel corso della conferenza stampa al termine della cabina di regia, ha sgombrato il campo dalle variabili e ha messo avanti a tutto i dati della pandemia, i soli che a suo giudizio possono determinare chiusure o aperture, limitando la discrezionalità delle autorità, governo o regioni. “Le chiusure sono pensabili o impensabili solo in base ai dati che vediamo sui contagi” ha sottolineato Draghi. “Le misure hanno dimostrato nel corso di un anno e mezzo di non essere campate per arie. E’ desiderabile riaprire, la decisione se farlo o meno dipende dai dati” ha aggiunto.
E se il presidente dell’Istituto superiore di Sanita Brusaferro registra che c’è un “rallentamento della crescita della curva epidemica” è altrettanto vero che aumenta il numero dei ricoveri nelle terapie intensive e gli ospedali continuano ad essere in affanno, situazioni che impongono elevata prudenza e massima attenzione. Sono i numeri a descrivere la gravità della situazione: quasi 24.000 nuovi contagi nelle ultime 24 ore e 457 morti. Dati preoccupanti mentre la campagna vaccinale zoppica: sono sempre i numeri a dire che in Italia sono stati finora vaccinati, richiamo compreso, 983.320 ultraottantenni, pari al 23,52% di questa fascia. Gli over 80 che hanno ricevuto la prima dose sono 2.173.782, il 48,74%. In Italia 8 Regioni hanno finora vaccinato (con due dosi) meno del 20% degli ultraottantenni. Il quadro generale del rischio è fornito dal ministero della Salute: ad oggi in cinque Regioni il rischio resta alto, in tredici il rischio è moderato e solo in tre è basso.