
Seppur con le caratteristiche di un voto amministrativo, in cui gli elettori cercano buoni amministratori, questa tornata elettorale ha mandato precisi segnali politici. Che centrodestra e centrosinistra dovranno affrontare e risolvere in vista dell’appuntamento decisivo delle prossime politiche.
CENTRODESTRA. Se unito vince. E’ una considerazione tanto banale quanto vera, anche per una logica aritmetica piu’ che politica. Salvini non ne ha azzeccata una almeno dopo le elezioni per il Quornale, ma anche prima con le sue numerose giravolte, che poco piacciano ad un elettorato concreto come quello a cui si rivolge. La Meloni pur non facendo scintille ha finito per capitalizzare gli errori del suo alleato ma avversario interno. Ora ha a dispoziozione un rigore a paorta vuota, nella partita della vita, quella delle prossime elezioni. I numeri ci sono, gli avversari, quelli veri, appaiono battibili, ma serve la compatezza della coalizione. La faida interna del ”voto in più” per la leadership puo rivelarsi fatale. Non per nulla e’ il drappo rosso, la “muleta” che gli avvrsari sventolano davanti a Salvini ed alla Meloni per aizzarli l’uno contro l’altro. il centrodestra dunque non ha problemi di linea o di stategia ma comportamentale. Al quale si aggiunge un problema di realismo politico. Basti gurdare Genova, ma anche Palermo e l’Aquila, onquistati al primo turno, con il determinate appoggio dei centristi. Il comando per la stessa definizione della coalizione prima centro e poi destra, sta al centro. Dimenticarlo vuol dire correre il ruschio di perdere.
CENTROSINISTRA. Qui i problemi sono tutti di strategia, con Letta che e’ il naturle candidato per la coalizione per Palazzo Chigi e con il Pd che e’ la spina dorsale del centrosinistra. Il leader del Pd e’ partito con lo schema del campo largo ma e’ stato obbligato dalla idiosincrasia tra grillini e centristi a puntare troppo sul rapporto privilegiato con Giuseppe Conte. Purtroppo pero’ che i cinquestelle non ci siano piu’. Ora Letta dovrebbe ricucire con Calenda e Renzi. Ma non si tratta di operazioni verticistiche. Perché al di la’ della scelta dei loro capi sono gli elettori a decidere. Insomma anche per un Pd che gia’ sta scivolando lentamente verso destra serve probabilmente una xhiara scelta di campo, altro che campo largo, a favore del centro.
CINQUESTELLE. Ormai sono in caduta libera. Diffcile anche se non impossibile da fermare. Dopo avere fatto cappotto nelle scorse elezioni con il motto di volere aprire il Parlamento come un scatola di tonno, sono finiti loro ad essere inscatolati nelle lotte romane. Per le quali avevano poi scerse attitudini. Sono nati come partito trasversale e sono rimasti trasversali solo per avere governato con tutti. Prima in una formula, poi nel suo opposto ed infine in una larga coalizione. Di peggio rispetto al loro elettorato non potevano fare. La politica si’ e’ l’arte del possibile ma non dell’impossibile. Ricostruire una propria identita’non sarà facile, ma questo si ancora possibile.