
Il Pd deve fare i conti con la scissione del Movimento 5 stelle. Al momento non sono previste ripercussioni sul governo di Mario Draghi. Resta aperto, invece, il tema delle alleanze per le prossime elezioni politiche, previste tra meno di un anno. L’attuale sistema elettorale misto, con una parte di proporzionale e una di collegi attribuiti con il maggioritario, ha prodotto la scelta del cosiddetto “campo largo”. L’unica certezza ora è che il Pd resta il punto di riferimento, il “magnete” del campo largo progressista, che dovrà sfidare le destre.
Contenuti
Il segretario dem, Enrico Letta, dice di pensare più ai contenuti che non alla ‘geografia’ dell’alleanza. A settembre, a conclusione del percorso delle Agorà – un grande esperimento di democrazia partecipativa – il Pd definirà il suo progetto per l’Italia, sulla base del quale si avvierà il confronto per costruire l’alleanza elettorale. Al di là della scissione, è probabile che l’alleanza con Conte resti. Tuttavia, M5S esce molto indebolito, anche dopo il ko al primo turno delle elezioni amministrative del 12 giugno. Letta tiene aperta la porta del dialogo, senza fare il tifo né per Conte né per Di Maio. “Il Pd – ha detto Letta – si assume la responsabilità di essere ancora più forte e produttivo -. È sulle nostre spalle la responsabilità di costruire la proposta per i prossimi anni . Credo che gli italiani più che su con chi ci alleiamo, siano interessati a quello che proponiamo”.
Ipotesi
Nel Pd l’area degli ex renziani (forte nei gruppi parlamentari, ma non nel partito), come l’ex capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, spinge verso il centro. “I nostri interlocutori devono essere: Calenda, Renzi, Di Maio, la sinistra. Nessun veto su Conte, ma mi pare che non sappia bene cosa intende fare”. La sinistra del Pd – il ministro Orlando, il vicesegretario Provenzano – mantiene la barra dritta sull’unità della coalizione progressista. C’è l’ipotesi teorica di cambiare la legge elettorale in senso proporzionale, ma bisogna tenere conto in Parlamento della contrarietà di Salvini e di Fratelli d’Italia.
Nervi saldi
Letta ritiene che con la scissione del M5s “non sia finito populismo”. Quindi, occorre mantenere i nervi saldi e nessuna precipitazione nei giudizi. Restano due incognite. Da un lato ci si chiede quale potrà essere il peso elettorale effettivo di Di Maio, insomma, quanto vale la sua creatura, Insieme per il futuro, fuori del Palazzo. Dall’altro lato preoccupa la possibile virata barricadera di Conte, sulla linea Travaglio-Di Battista. Per Letta la cornice di riferimento resta l’Europa e l’atlantismo. Su questo il Pd non transige.