L’arcobaleno sul nuovo ponte di Genova

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(foto da sito webuildgroup.com)

Alle 19,15 è stato inaugurato, presente il capo dello Stato Sergio Mattarella, il nuovo ponte di Genova San Giorgio, a due anni dal crollo del Morandi che il 14 agosto del 2018 provocò 43 vittime. Un’opera realizzata da Webuild e Fincantieri grazie al lavoro h24 di 1200 tra tecnici e operai, anche durante il lockdown: un viadotto lungo 1.067 metri, alto 45, con 18 piloni e 43 lampioni, tanti quante furono le persone che persero al vita quel maledetto Ferragosto. Il progetto è stato donato alla città da Renzo Piano che ha parlato della sua creatura come di un ponte “semplice e forte”, “un’opera che si farà amare”, una nave tra le due sponde del Polcevera, “un ponte costruito in acciaio e forgiato nel vento”. “Frutto mirabile del genio italico” ha detto da parte sua il premier Giuseppe Conte. Dopodomani l’apertura al traffico. Tempo perturbato e qualche goccia durante le prime fasi di una cerimonia sobria e priva di cadute retoriche che è stata ‘incorniciata’ da un arcobaleno. Un segno della rinascita di una città e di un paese.

Il nastro tricolore è stato tagliato, dopo la benedizione del nuovo vescovo di Genova, pochi minuti dopo le 19 da Giuseppe Conte, con lui il sindaco di Genova e commissario Bucci e il governatore ligure Toti, tutti con la mascherina come d’altronde Mattarella. Prima c’era stata la lettura dei nomi, uno dopo l’altro, delle 43 vittime, i tre minuti di silenzio, l’inno di Mameli e il ‘silenzio’. In cielo le evoluzioni delle Frecce tricolori. Assenti come annunciato i familiari delle vittime: hanno visto nella cerimonia una ‘festa’ alla quale non hanno partecipato perché questo bellissimo ponte “è nato – hanno detto – da una terribile tragedia”.

Ma prima della cerimonia hanno incontrato il presidente Mattarella che ha parlato loro di una “ferita che non si rimargina”.  “Ci tenevo a incontrarvi per sottolineare che il dolore non si dimentica e che la solidarietà non viene meno in alcun modo”, “le responsabilità non sono generiche, hanno sempre un nome e un cognome”: sono state le parole del capo dello stato che poi si è unito alle massime istituzioni presenti sul ponte San Giorgio percorrendo a piedi un tratto del nuovo viadotto prima di risalire in macchina per tornare a Roma.

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