
Non c’è voluto molto al governo Draghi per imbattersi nella prima grana – quella della chiusura prorogata al 5 marzo di tutti gli impianti da sci – ancor prima di ottenere la fiducia del Parlamento, in calendario a metà settimana. Certo non un problema capace di mettere un bastone tra le ruote del nuovo esecutivo che è sorretto da una vasta maggioranza (al netto dei contorcimenti grillini) ma questa ‘grana’, cioè lo scontro tra due ministri, Speranza e Garavaglia, su un tema delicato come le misure anti-Covid, ha cominciato a diffondere nervosismo all’interno dell’esecutivo e per questo deve aver irritato non poco lo stesso premier impegnato in queste ore a stendere il discorso sul programma, e sicuro di aver convinto i suoi 23 ministri sulla necessità di marciare “coesi e uniti” per mettere in sicurezza il paese…
Draghi, che ha messo tra le priorità del suo governo proprio la lotta alla pandemia con un deciso passo avanti nel piano vaccinale, è dovuto intervenire anche se in via indiretta per difendere il ministro della Salute Roberto Speranza dagli attacchi della Lega, di Salvini prima e del ministro del Turismo Garavaglia poi. La polemica, a poche ore da un’altra polemica, quella scatenata dalle parole del consigliere di Speranza, Ricciardi, sulla necessità di un nuovo lockdown generale, è scoppiata subito dopo l’ordinanza del ministero della Salute che – su parere del Comitato tecnico-scientifico preoccupato dall’aggressività delle varianti del Covid – ha stabilito di prorogare al 5 marzo la chiusura degli impianti di sci in tutta Italia, e questo a poche ore dalla fine prevista delle restrizioni e quando tutti erano ormai pronti a ripartire. L’effetto immediato: gestori degli impianti e governatori del nord e non solo in rivolta, Salvini infuriato contro Riccardi e gli scienziati del Cts (ma nel mirino aveva Speranza): “I ministri hanno la nostra fiducia – ha detto il leader della Lega – ma serve cambiare cambiare qualche tecnico. La comunità scientifica è piena di persone in gamba”.
Garavaglia, neo-ministro del Turismo, è stato più diretto: ha parlato di “errore” del governo e della necessità di indennizzi immediati puntando il dito sul ministro della Salute: “La stagione è finita, è mancato il rispetto per la montagna che è stata dimenticata e alla quale non è arrivato nulla se non qualche briciola. Per ripartire – ha aggiunto il ministro – servono due cose fondamentali: finalmente programmazione, non si può sapere il giorno prima cosa si fa il giorno dopo, e poi lavorare per mantenere la competitività del nostro sistema montagna. Quindi bisogna usare i soldi del Recovery per fare investimenti mirati, per ripartire alla grande come la nostra montagna sa fare”. Insomma “c’è stato un danno per una scelta del governo e i danni vanno indennizzati”. Solo a metà mattinata la presa di posizione del governo: una nota ufficiosa per difendere Speranza con l’affermazione che la decisione sugli impianti di sci “è stata condivisa nel governo”.
Palazzo Chigi inoltre rimanda alla nota del ministero della Salute in cui si ricorda che “il provvedimento tiene conto dei più recenti dati epidemiologici comunicati venerdì 12 febbraio dall’Istituto Superiore di Sanità, attestanti che la variante VOC B.1.1.7, detta variante UK e caratterizzata da maggiore trasmissibilità, rappresenta una percentuale media del 17,8% sul numero totale dei contagi. La preoccupazione per la diffusione di questa e di altre varianti del virus SARS-CoV-2 ha portato all’adozione di misure analoghe in Francia e in Germania”. Nella nota della Sanità si ricorda che sono previsti, “al più presto”, ristori per il settore. Subito dopo due righe di Speranza per replicare a chi lo aveva attaccato: “Mai fatto polemiche in questi mesi. E non ne faccio ora. Dico solo che la difesa del diritto alla salute viene prima di tutto”.