La diciottesima dall’inizio della guerra è stata un’altra giornata di violenze, bombardamenti e morti in Ucraina dove il cerchio delle truppe russe si è stretto ancora di più su Kiev e Mariupol e ora sfiora anche Leopoli, ad Ovest, fino a ieri considerata una zona sicura.
Tra chi ha perso la vita un giornalista video-operatore americano, Brent Renaud, 51 anni, che stava filmando la fuga dei profughi da Irpin, a nord di Kiev, ucciso dai russi ad un check-point (hanno sparato alla sua auto, colpendolo al collo e ferendo un collega, Juan Arredondo), e le 35 vittime dell’attacco missilistico russo alla base militare ucraina di Yavoriv, a pochi chilometri da Leopoli e dal confine con la Polonia. Un campanello d’allarme per la Nato.
La base era stata utilizzata alcuni mesi fa per esercitazioni congiunte ucraino-polacche e Mosca ha voluto mandare un segnale forte e inequivoco all’Occidente che segue di poche ore l’annuncio che avrebbe considerato “legittimo” prendersela e quindi colpire chi fornisce armi all’Ucraina. Tra i feriti nel raid anche alcuni cittadini olandesi. La notizia è stata confermata dalla Tass che ha parlato di “mercenari stranieri uccisi” e di 180 “vittime” e più tardi anche da fonti olandesi. “Un numero imprecisato di cittadini olandesi, affiliati alla legione di combattenti stranieri volontari, è rimasto ferito nei raid missilistici russi di oggi sulla base militare ucraina di Yavoriv, vicino al confine polacco” ha detto il coordinatore nazionale olandese dei combattenti, Gert Snitselaar, citato dal De Telegraaf. Le autorità olandesi non commentano per il momento. Sulla morte del giornalista americano è intervenuta la Casa Bianca: “La Russia subirà gravi conseguenze per quanto sta facendo” ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jack Sullivan, intervistato dalla Cnn subito dopo la diffusione della notizia di un video operatore americano ucciso in Ucraina. “Noi seguiremo chiaramente quest’ultimo sviluppo con molta attenzione e risponderemo di conseguenza” ha aggiunto Sullivan. Il New York Times – il giornalista ucciso aveva il tesserino del quotidiano rilasciatogli per pregresse collaborazioni – si è detto profondamente rattristato per la morte di Brent, “un fotografo e un regista di talento” che negli anni passati aveva collaborato con la prestigiosa testata americana. Il collega che viaggiava con lui, Juan Arredondo, ferito, ha raccontato così sui social quel tragico momento: “Abbiamo attraversato un ponte, stavamo filmando i rifugiati. Abbiamo preso un passaggio, qualcuno ci ha offerto di portarci all’altro ponte. Abbiamo attraversato il checkpoint e hanno iniziato a spararci addosso. L’autista ha fatto inversione, hanno continuato a sparare, il mio amico Brent è stato colpito e lasciato indietro. Non so come sia, ho visto che gli hanno sparato al collo, siamo stati separati poi io sono stato messo sulla barella e portato qui”.