
Se a destra si litiga, almeno per ora, sulla leadership, a sinistra la situazione è ancora più confusa. Una sorta si minestrone con dentro gli opposti, da Calenda alla sinistra ed ai verdi. Unico ad essere tenuto fuori dalla grande ammucchiata e’ Renzi. Incompatibilità con Letta, per il famoso ”stai sereno” e con Calenda, i classici due galli in un pollaio.
UOVO DI COLOMBO DI LETTA E’ UNA SORTA DI LISTONE. Dove tenere dentro tutto il possibile in modo da presentarsi uniti alle elezioni ma solo sulla scheda elettorale. Insomma niente programma comune, come mettere d’accordo Calenda con i verdi? E men che mai accordo sul futuro premier, che naturalmente, in caso di vittoria del centrosinistra dovrebbe essere Letta. Calenda vorrebbe premier ancore Draghi oppure lui stesso.
ARMATA BRANCALEONE 2.0. Uniche indicazioni di progrmma vengono da Calenda che pero’ non fa che riproporre, anche se accentuata, l’Agenda Draghi. Particolare ma non troppo e’ che Draghi presiedeva un governo di unità nazionale. E se la sinistra vince dovrebbe fare la sinistra, non un miscuglio poco decifrabile.Il programma di Draghi necessariamente doveva tenere presente un minimo comune denominatore tra le diverse forze che lo appoggiavano.
SOLO A BLOCCHI DI PARTENZA STABILITI SARÀ POSSIBILE CAPIRE L’ESITO DELLE ELEZIONI. Solo quando saranno chiusi i giochi preliminari per la formazione delle coalizioni o dei cartelli elettorli che si presenteranno il 25 settembre agli italiani, sarà possibile avanzare previsioni sensate. Quello che pare delinerasi tuttavia e’ un duello Meloni-Letta. E nonostante tutti i chiacchiericci e’ probabile che alla fine uno dei due sarà il prossimo presidente del Consiglio.
RADICALIZZAZIONE DELLO SCONTRO ELETTORALE NON DISPIACE NE’ ALLA MELONI NE’ A LETTA. Un’eventuale radicalizzazione dello scontro elettorale forse in fondo non dispiace ne’ alla Meloni, ne’ a Letta. Soprattutto il secondo ne potrebbe guadagnare in termini di consenso. Anche la Meloni potrebbe però trarne giovamento nella sua lotta interna con Salvini e Berlusconi.