Era un sabato come oggi quel 23 maggio 1992 quando, alle 17,58, una carica di tritolo, una quantità enorme, esplose distruggendo un tratto dell’autostrada che da Punta Raisi porta a Palermo, poco prima dell’uscita per Capaci, e provocando una strage: un attentato di mafia, il più terribile. Nell’esplosione rimasero uccisi nelle loro auto il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. Due mesi dopo un altro attentato a Palermo, un’altra bomba e un’altra strage per uccidere il collega e amico di Falcone, il giudice Paolo Borsellino. Due eventi che hanno segnato la storia d’Italia.
Come tutti gli anni, da 28 anni, anche oggi le commemorazioni da parte delle istituzioni e di semplici cittadini, a partire delle parole del capo dello Stato Sergio Mattarella dal Quirinale: “Falcone e Borsellino, due luci nelle tenebre”. Dal premier Conte l’appello alla vigilanza, oggi con i problemi causati dalla pandemia, “perchè la mafia si nutre delle difficoltà dei cittadini”. Alle 17,58 le note del ‘silenzio’ suonato nel corso della cerimonia della polizia di stato a Palermo e il silenzio, quello vero, pesante e carico di commozione dell’intero capoluogo siciliano e di Capaci.
Nello stesso minuto il via al flash-mob con l’esposizione da centinaia, migliaia di balconi – a Palermo, in Sicilia e in ogni parte del paese – di lenzuoli bianchi a simboleggiare la voglia di combattere la mafia e per ricordare chi, come Falcone e Borsellino, si è sacrificato per raggiungere questo obiettivo. “La mafia – ha detto Mattarella – si è sempre nutrita di complicità e di paura, prosperando nell’ombra. Le figure di Falcone e Borsellino, come di tanti altri servitori dello Stato caduti nella lotta al crimine organizzato, hanno fatto crescere nella società il senso del dovere e dell’impegno per contrastare la mafia e per far luce sulle sue tenebre, infondendo coraggio, suscitando rigetto e indignazione, provocando volontà di giustizia e di legalità”.
“Adesso più che mai – ha ammonito Conte – dobbiamo vigilare. Le mafie si nutrono delle difficoltà dei cittadini. Di fronte alla pandemia che sta danneggiando il tessuto occupazionale, il sistema produttivo, la risposta dello Stato deve essere forte, rapida e incisiva”. “Gli uomini e le donne che fanno il loro dovere, con amore e dedizione ogni giorno ci dimostrano che l’Italia è un grande Paese e ci rafforzano nella convinzione – ha concluso – che il ‘piano’ delle mafie è destinato a fallire”.