È stato appena emanato e già se ne chiedono modifiche. Stiamo parlando del dpcm partorito ieri dal governo e in vigore da oggi e per un mese su tutto il territorio nazionale tra le proteste di chi, come i ristoratori e il mondo dello spettacolo, si ritiene penalizzato da alcune scelte contenute nel decreto di Conte. Quel dpcm, una sorta di semi-lockdown, che chiede ancora sacrifici agli italiani in funzione anti-Covid per poter arrivare a vivere “serenamente” il Natale, come ha pronosticato il premier nella conferenza stampa di ieri alle 13,30. Ripensamenti – sia sulla chiusura anticipata di ristoranti e bar, sia sul nuovo stop a cinema e teatri – sollecitati non solo dall’opposizione, il che pur nell’emergenza sarebbe normale, ma anche da parte di una forza politica della maggioranza, per intenderci Italia viva.
La richiesta di modifiche è stata avanzata oggi da Matteo Renzi nella sua e-news. E la maggioranza è entrata subito in fibrillazione con Zingaretti, Franceschini e Orlando a far da scudo a Conte, tutti e tre come d’altronde i Cinquestelle, preoccupati per la tenuta del governo. “Mentre si chiedono (ancora) sacrifici, sarebbe molto utile, secondo me, che il Governo chiarisse questi punti. E ci spiegasse quali sono i dati scientifici e le analisi sui quali si prendono le decisioni: i dati scientifici, non le emozioni di un singolo ministro” ha detto il leader di Iv ed ex-premier annunciando che chiederà a Conte di modificare il dpcm “nella parte su ristoratori, luoghi di cultura e attività sportiva”.
In particolare per Renzi l’orario di chiusura di bar e ristoranti dovrebbe essere spostato dalle 18 alle 22. Tensione palpabile nella maggioranza dopo queste parole con il segretario dem duro in direzione pur senza nominare Renzi: “E’ sempre stato sbagliato, ma ora stare con i piedi in due staffe è eticamente intollerabile. In gioco c’è la vita delle persone. L’Italia si aspetta da chi ha responsabilità di governo serietà e autorevolezza”. A difesa del dpcm e di Conte anche Dario Franceschini subissato di richieste di modifica sostanziali – in pratica una cancellazione dello stop a cinema, teatri e sale da concerto – da parte del mondo dello spettacolo e della cultura in generale.
Il ministro della Cultura si assume tutta la responsabilità delle scelte effettuate e definisce “un dolore” la chiusura di teatri e cinema. “Ma oggi – aggiunge – la priorità assoluta è tutelare la vita e la salute di tutti, con ogni misura possibile. Lavoreremo perché la chiusura sia più breve possibile e come e più dei mesi passati sosterremo le imprese e i lavoratori della cultura”. Per Franceschini chi critica il dpcm, anche lui senza nominare Renzi, “non si rende conto della gravità della situazione”.