Alla fine tutto i nodi, come era immaginabile, sono venuti al pettine. Si sono solo persi giorni utili in un momento delicato per la pandemia e per la strisciante e pericolosa crisi economica. Domani mattina Conte, come annunciato, salirà al Colle per rassegnare le dimissioni del suo secondo gabinetto dopo il rituale breve Consiglio dei ministri. Cosa succederà? Ora tutto è nelle mani del Capo dello Stato, che forse si trova nel momento più difficile del suo mandato. Prassi, o meglio tecnicamente parlando “consuetudine”, vorrebbe che Mattarella avviasse le consultazioni con tutte le forze politiche.
Perché se è vero che ben conosce i singoli orientamenti, dovrebbe accertare quali siano le indicazioni davanti al nuovo scenario che si apre. Per poi procedere ad un nuovo incarico, magari allo stesso Conte per un ter, con anche una nuova maggioranza oppure affidare un mandato esplorativo ad un’alta carica dello Stato se non allo stesso premier dimissionario. Però il presidente della Repubblica non è condizionato da alcun articolo della Costituzione ad intavolare consultazioni. Può anche procedere direttamente evitando questo passaggio. E’ quello che si augura Conte, un sorta di crisi lampo da chiudere in 48 ore.
Questo strada comunque si è fatta molto stretta dopo questa lunga attesa con il governo rimasto per molto appeso ad un filo. Se poi si aprisse una fase nuova, tutto appare nelle mani del Pd, che dovrà decidere se continuare a puntare solo su Conte oppure aprire anche a soluzioni alternative, proponendo un suo uomo oppure un tecnico. Quello che è da escludere sono, almeno al momento, elezioni anticipate, anche perché da Renzi giungono segnali di pace, soprattutto se si dovesse passare la mano d uno che non sia Conte.
(foto da sito governo.it)