Ormai tutto il dibattito politico e’ incentrato sul Quirinale e sulla possibile appendice delle elezioni anticipate. Ora c’è un segreto, che poi tanto segreto non e’, la “quota 22” per il pensionamento dei parlamentari. Circa 690 tra senatori e deputati, matureranno il diritto al vitalizio solo a settembre del 2022, “22” appunto. Elezioni anticipate quindi addio, faranno di tutto pure il patto con il diavolo per arrivare a strappare quel bonifico mensile. Per questo Draghi si allontana dal Quirinale. Ma sarà poi vero che se il premier salisse al Colle si andrebbe al voto anticipato? La conta è già iniziata da tempo per capire chi potrà essere il nuovo Presidente della Repubblica. E contemporaneamente si discute per capire anche se la legislatura potra’ continuare ad elezione avvenuta. Molti senatori e deputati, ben sapendo che non saranno rieletti, vuoi per il dimezzamento dei posti in Parlamento, vuoi per la crisi dei propri partiti, puntano a salvare il salvabile, almeno la pensione. Diritto che però matureranno solo tra un anno, e quindi faranno di tutto per mantenersi la poltrona. L’unico partito che potrebbe spendere delle promesse, che però e’ ai margini dei giochi, è Fratelli d’Italia che stando ai sondaggi moltiplicherebbero per cinque la propria rappresentanza. La matematica dovrebbe costringere i due schieramenti ad arrotolare le bandiere e puntare su una soluzione comune.Infatti i conti dei grandi elettori in Parlamento li sanno fare tutti. Centrodestra e centrosinistra in pratica si equivalgono con un gruppo e di un centinaio di centristi che potrebbero diventare decisivo Per la sinistra non è facile accettare la trattativa con la destra, perché era abituata a vincere con una visione proprietaria del Quirinale. Come osserva il centrista Quagliarello. La spaccatura sul ddl Zan ha rimesso tutti con i piedi per terra, una sorta di avvertimento a non sbagliare mossa per Letta. Il leader del Pd infatti sarebbe pensando ad una candidatura di Rosy Bindi con l’appoggio della componente giallorossa, ma questo va contro una possibile composizione di un quadro unitario. Protagonista dell’Ulivo prodiano, è stata tra i bersagli preferiti non solo di Berlusconi ma anche di Renzi, ai tempi della rottamazione. A quel punto per l’ex sindaco di Firenze spostare l’asse del confronto per il Quirinale verso il centrodestra potrebbe diventare un fatto quasi fisiologico.