Che Renzi sia un lottatore non c’è dubbio che ne abbia azzeccate molte pure, sbagliando però clamorosamente l’appuntamento con il Referendum. Non avrebbe dovuto rompere il patto del Nazareno con Berlusconi e sarebbe ancora lì a palazzo Chigi. Ma quando si casca da cavallo bisogna risarcì subitolo, e lui con tenacia ci prova. All’uomo non difetta l’autostima, si paragono all’Enrico V sci Shakespeare, cioè il re d’Inghilterra, che pur in inferiorità numerica sconfisse i francesi. Ora Matteo è convinto che si andrà a votare nel 2022 non perché lo voglia lui, ma perché lo vogliono un po’ tutti. Lui si intesta anche due meriti dopo la debacle, avere favorito la nascita del Conte 1 per impedire la vittoria di Salvini e la morte del Conte bis “per avere una personalità come Draghi palazzo Chigi”. Matteo e, qui forse sbaglia per quelli che erano i suoi tornaconti, rivendica una terza vittoria, quella della elezione di Sergio Mattarella al Quirinale. Non che non fu cosa giusta visto il personaggio, ma gli costò la rottura con Berlusconi (che voleva Amato) e la conseguente perdita del referendum. Con i voti del CAV avrebbe vinto. Su Calenda sospetta che non voglia fare altra cosa se non la ruota di scorta di Letta. Ma e’ convinto che tra centro destra e centro sinistra ci sia un largo spazio al centro per una forza tra il 10 e 15%. E lui ci vuole provare. Ancora.