Il Papa vuole incontrare Putin.
Sarà difficile ma vuole provarci anche se a Mosca non gli perdonano di aver chiamato “guerra”, cioè col suo vero nome – fin dal primo momento dal balcone su piazza San Pietro – l'”operazione militare speciale” decisa dal presidente russo in Ucraina.
E’ un mese che papa Francesco prova a stabilire un contatto diretto con il Cremlino per proporsi come mediatore tra Mosca e Kiev se non proprio per una pace almeno per un cessate il fuoco finalizzato a salvare i civili intrappolati nelle zone più calde del conflitto, ma senza ricevere – finora – risposta. “Sono pronto a volare da Putin, ora non vado a Kiev” ha detto il pontefice in un’intervista al direttore del Corriere della sera, Luciano Fontana. Ed è forse per farsi accettare come mediatore dal presidente russo che Bergoglio ha parlato nell’intervista di “una Nato che ha abbaiato alle porte della Russia” come una probabile causa dell’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito di Putin. Che è poi, proprio per Putin, la motivazione ufficiale addotta per scatenare l’attacco contro Kiev. Lo zar del Cremlino lo interpreterà come l’offerta di un ramoscello d’ulivo? Lo sapremo nei prossimi giorni.
Con Putin invece ha parlato al telefono per due ore Emmanuel Macron. Era un mese che non si sentivano (dopo i primi buchi nell’acqua del presidente francese all’inizio del conflitto) ma poi c’è stata la rielezione di Macron all’Eliseo e quindi nuovi motivi per chiedere e ottenere un colloquio. Che c’è stato ma che non ha portato nessuna novità positiva. Hanno parlato della situazione a Mariupol ma Putin non ha aperto nemmeno uno spiraglio e Macron ha riconfermato la posizione francese e quella dell’Unione europea, di cui ha la presidenza di turno, di condanna dell’invasione e di sostegno anche con l’invio di armi alla resistenza ucraina e a Zelensky.
Nelle stesse ore il premier italiano Mario Draghi parlava della guerra all’assemblea del Parlamento europeo a Strasburgo. “Nessuna equidistanza è possibile tra aggressori e resistenti” ha detto l’ex-numero uno della Bce confermando che l’Italia come tutti i 27 approverà un nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia perchè “difendendo l’Ucraina difendiamo noi stessi e i nostri valori”.
Nel sessantanovesimo giorno di guerra si aggrava la situazione dei civili, forse 200, ancora intrappolati nell’acciaieria Azovtal di Mariupol: i russi – hanno riferito dal reggimento Azov, asserragliato nei cunicoli dell’impianto completamente distrutto da bombe e incendi – hanno lanciato l’assalto finale. Nessun corridoio umanitario in atto, anzi, non si hanno più notizie di undici bus che dovevano essere utilizzati per il trasferimento dei civili in zone sicure…