Generazione Z: il nuovo che avanza nella comunicazione dei giovani e dei giovanissimi porterà alla fine del giornalismo così come lo abbiamo conosciuto finora? Il giornalismo tradizionale di qualità e il mondo dell’informazione online under 35 hanno sviluppato differenti necessità. Il primo vive con la paura che il muro che storicamente divideva l’informazione dalla pubblicità venga definitivamente abbattuto. Mentre il mondo informativo dei nativi del web vira verso l’indipendenza di pensiero e di opinione. La generazione Z è più consapevole nel rapporto con l’informazione e anche con la pubblicità. I giovani hanno capito che il mondo è cambiato. Il problema di fondo è quello della trasparenza tra i mezzi forniti agli utenti per distinguere i campi dell’informazione e quelli della promozione. Le norme deontologiche sulla materia sono ferme al 1988, quando la situazione era radicalmente diversa; nel frattempo i giovani della generazione Z hanno pensato a soluzioni alternative efficaci, per conto proprio. Nel dibattito aperto dall’Ordine dei giornalisti del Lazio a Roma la scorsa settimana hanno partecipato, tra gli altri, come relatori oltre a Guido D’Ubaldo, presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio e Carlo Bartoli, presidente Consiglio Nazionale Ordine dei giornalisti; Gianni Riotta, Luiss , HuffPost e La Repubblica; Bianca Arrighini, cofondatrice di ‘Factanza’.
Fiducia
La fiducia degli italiani nel giornalismo e nell’informazione di qualità in generale è drasticamente diminuita, secondo i dati OCSE 2022. La disinformazione scientifica sulla pandemia (le fake news sono aumentate del 50% negli ultimi due anni), le notizie sulle elezioni nazionali trasmesse dai media tradizionali hanno lasciato una scia negativa; tanto che oggi il 35% degli intervistati si fida più dei social media rispetto a tv e carta stampata (o media digitali tradizionali). Altro dato allarmante: solo il 38% dei paesi OCSE è provvisto di sistemi di controllo contro la disinformazione. Il sistema di informazione tradizionale così come lo abbiamo conosciuto dai suoi esordi è in crisi totale. “Non ci sono sempre buone notizie per i giornalisti professionisti e io di nuovo non vincerò il premio di popolarità del mese (come dice mia figlia) – spiega Gianni Riotta durante l’incontro a Roma – I giornalisti di tutto il mondo e gli editori sono stati tra i più lenti nel vedere il cambio epocale che arrivava. Ma in particolare c’è stato un ritardo della stampa italiana. Qui da noi colleghi e editori hanno sperato che l’antico status quo potesse perpetrare nel futuro”. Dunque il giornalismo di qualità è in difficolta a livello internazionale principalmente per mancanza di fondi e per non aver compreso il cambiamento generazionale.
Domino
“C’è una generazione intera, diciamo di under 35 – racconta ancora Riotta a In20righe.it -che preferisce le opinioni degli influencer attivi su Instagram e TikTok rispetto ai media tradizionali, miopi e schiavi della dipendenza dalla pubblicità. E mentre i primi sono gratuiti e fruibili da tutti, i giornali cartacei e sui siti online sono a pagamento. Bisogna tornare a far leggere i giornali a tutti, come una volta, quando il quotidiano era ogni giorno sotto il braccio del manager come dell’operaio”. In questa confusione di informazioni libere di pensiero, ma a pagamento, e di messaggi pubblicitari nascosti da pagine di ‘eventi’ il concetto di brand awareness si costruisce sui social. Ormai le aziende lo sanno e usano questi mezzi nuovi e più coinvolgenti, a discapito di televisione e carta stampata. I brand hanno capito come rivolgersi direttamente al loro pubblico bypassando i media tradizionali. E questo sistema è a effetto domino.
‘Factanza’
La giovanissima Bianca Arrighini co-creatrice di ‘Factanza’, il luogo di informazione per gli under 35 (e non solo) su Instagram avverte che: “15 milioni di italiani stanno sviluppando abitudini di consumo di informazione e intrattenimento diverso rispetto alle generazioni precedenti”. La 24enne di Milano che ha partecipato come relatore al corso di formazione della Regione Lazio sull’ingerenza della pubblicità nel giornalismo odierno, ha fondato, insieme alla coetanea Livia Viganò, un’azienda di editoria futuristica rivolta alla generazione Z. Perché c’è bisogno di chiarezza. Per costruire un futuro migliore è fondamentale creare una generazione di persone informate e consapevoli di quello che succede nel mondo. I giovani hanno voglia e bisogno di informarsi ma non hanno dei punti di riferimento a cui rivolgersi. ‘Factanza’ è un universo creato e dedicato all’informazione a 360 gradi.
Brand
Le ragazze di ‘Factanza’ sono state inserite dalla rivista Forbes tra le 30 figure sotto i 30 anni più influenti d’Italia. ‘Factanza’ è diventato uno spazio informativo senza troppi tecnicismi che tra Instagram e TikTok – dove è attivo con l’account @factanza – ogni giorno raggiunge 28 milioni di utenti. L’azienda nata nel 2020 è cresciuta esponenzialmente in poco tempo grazie alla capacità di informare usando un linguaggio vicino alle nuove generazioni. Prima di tutto il mondo di persone coinvolte sui social (2 su 3 secondo i dati statitici) si aspettano una comunicazione non più mono-direzionale. Gli utenti social infatti non sono fruitori passivi ma interagiscono con le notizie e con i brand di cui si fidano. Perciò non subiscono la pubblicità come sulle testate giornalistiche cartacee, televisive o online. “Il branded content – spiega Bianca – può essere definito come un contenuto privo di messaggio pubblicitario esplicito che ha lo scopo di veicolare i valori di un brand e nasce dalla necessità di creare un’alternativa più efficace alla pubblicità tradizionale, alla quale i consumatori sono ormai troppo abituati”. In questo modello informativo non si vende pubblicità ma valori e stili di vita.