100 giorni di Giorgia. L’avvio del governo nel segno della discontinuità. Prossime sfide: riforma della Giustizia, riforme istituzionali e la trattativa con la Ue.
LEI DICE, SONO OTTIMISTA, QUESTA È UNA MARATONA NON I CENTO METRI. Il premier mostra fiducia, indica le cose fatte e diffida a credere a chi “vorrebbe o spererebbe” che invece le cose andassero male. Patto per la terza età, ddl sulla Giustizia, progetto stazioni sicure, incontri in Algeria e Libia per fare dell’Italia l’hinterland energetico dell’Europa, contrasto all’immigrazione illegale. Questi i cinque punti che la Meloni ha ricordato di avere realizzato nei primi cento giorni di operatività.
DOVEVA CROLLARE IL MONDO, SIAMO IN PIEDI. “Altri 1725 di questi giorni, fallite le previsioni dei gufi” commenta Alessandro Sallusti su Libero. Smentiti i gazzettieri delle sinistre. “Ricordate – aggiunge Sallusti – uno scenario da incubo che a parte (forse) l’invasione delle cavallette, prevedeva ogni possibile tragedia”. A suo avviso questi primi giorni dimostrano due cose. “La prima, esiste una destra moderna e liberale che ha titoli e competenze per governare, bene o male lo vedremo, una grande democrazia occidentale quale è l’Italia. La seconda, le sinistre italiane tutte, ed i suoi cantori di ogni ordine grado non capiscono un cazzo di cosa è la destra, né dell’Europa e tantomeno del paese”.
LA DIFFICILE STRADA DEL RIGORE. L’accusa di avere fatto un retromarcia su Roma insegue i primi tre mesi del governo Meloni. Spesso proviene dagli stessi critici che l’accusavano di volere fare la marcia su Roma. Questo il giudizio di Antonio Polito sul Corriere. C’è il tentativo di raggiungere un obiettivo ambizioso, cioè “restaurare un principio di autorità, scommettendo sul rilancio della capacità dello Stato di fare rispettare legge ed ordine”. Il pericolo? “Se non si procede con rigore e responsabilità il ridicolo è dietro l’angolo. E nel ridicolo affondano anche le idee migliori”.
STILE NUOVO SENZA CONCESSIONI AL POPULISMO. Di stile nuovo, con per la prima volta una donna a palazzo Chigi, parla Mario Ajello sul Messaggero.”Non è solo una questione di luna di miele, è anche questione di forte novità” aggiunge. E in 100 giorni la carica di diversità rispetto a sempre rappresentata dall’underdog, sua auto definizione, che diventa guida del paese, non poteva certo vanificarsi come fin dall’inizio avevano sperato gli avversari della premier e gli osservatori superficiali. Meloni, prosegue Aiello, resta il simbolo delle prime volte. La prima donna premier, il primo capo di governo di destra e che fieramente rivendica la sua storia senza complessi o sdoganamenti e la prima figura politica al vertice dopo la parentesi di Draghi e dopo troppi premier non mandati al potere dal voto popolare.