Ma veramente la mafia vorrebbe servirsi di un terrorista che appartiene a quella che si definisce area anarchica per rilanciare quella battaglia, che hanno già perso negli anni novanta, contro il 41 bis?
Il 41 bis, da quando fu introdotto, è un vero e propio incubo per i mafiosi. Che finiscono per accettare anche il carcere ma non quel trattamento del carcere duro. In effetti per alcuni, anche giuristi, il 41 bis finisce per essere una forma raffinata di tortura, come tale contraria alla Costituzione.
PERÒ SERVE PER COMBATTERE LA MAFIA. Si parla spesso di carcere duro voluto da Giovanni Falcone e può anche essere vero. Comunque quando il magistrato saltò in aria con la sua scorta il 5 maggio del 92 il 41 bis non esisteva ancora. Il ministro Martelli cominciò a scrivere quella legge nella sera stessa della strage. A dire il vero esisteva già un carcere duro previsto dalle legge Gozzini negli anni settanta per i detenuti pericolosi, ma mai attuata. Neppure la strage di Capaci basto’ per attuare il decreto, anche per le perplessità dell’allora capo dello Stato, Scalfaro. A sinistra si diceva che era incostituzionale. Poi la strage che costò la vita a Borsellino pose fine agli indugi ed il 41 bis divenne legge in data 7 agosto del 92 a 79 giorni dalla morte di Falcone ed a 14 da quella di Borsellino.
DOPO ARRESTO RIINA. La mafia vuole mascherare la ripresa della sua azione violenta sotto una finta ripresa del terrorismo politico. Tanto che arriva a firmarsi come “Falange armata”. Gli eventi sono ancora nella memoria, 26 maggio 1993 strage di via Georgofili a Firenze, 26 luglio bombe alle chiese di San Giovanni in Laterano e San Giovanni al Velabro a Roma. Anche l’attentato contro Maurizio Costanzo con bomba ai Parioli ed il fallito attentato allo stadio Olimpico a Roma, quando fortunatamente un autobomba non scoppio’, per un difettoso funzionamento, il 24 gennaio del 94.
QUALE È L’ANALOGIA. Il tentativo stragistico aveva come obiettivo, e questo è ormai acclarato, di premere sullo Stato perché fosse rivisto il 41 bis. Di fatto il ministro Conso, che era succeduto alla Giustizia a Martelli, il 21 febbraio del 93 revocò il regime del 41 bis a ben 140 mafiosi detenuti. Senza addentrarsi nella complessa vicenda della trattativa Stato- mafia, si può ricordare quanto Conso stesso riferì in Commissione Antimafia nel 2010. Chiari’ di avere preso quella decisione, a titolo personale, avendo solo sentito il ministro dell’Interno Mancino, e senza avere partecipato ne’ direttamente ne’ indirettamente ad alcuna trattativa con Cosa Nostra.
DISPERATO TENTATIVO DEI MAFIOSI? Forse oggi quel che resta della mafia vuole sfruttare l’occasione Cospito che pensa di usare lo sciopero della fame, come arma di pressione psicologica, per sfruttare a loro vantaggio l’occasione?