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giovedì, 28 Settembre 2023

Governo, M5s in panne e Conte traccheggia. Zingaretti, 10 ragioni per sì a Mes

Basta “alla danza immobile delle parole”, a partire dal Mes. Per uscire dall’emergenza economico-sociale del Coronavirus il governo deve darsi una mossa, lo ribadisce il segretario Pd, Nicola Zingaretti. Di fronte a un Movimento 5stelle in panne, il premier Giuseppe Conte traccheggia, tentenna, continua a prendere tempo. Ora l’orizzonte sembra essere quello di settembre, ma ogni ritardo verrà pagato caro dal Paese. Il primo elemento da sbloccare sono i 37 miliardi del Mes senza condizionalità da investire per il sistema sanitario italiano.

Investimenti

“Oggi – scrive Zingaretti su Facebook – possiamo avere le risorse per fare quei grandi investimenti che ci permetteranno di migliorare la qualità di assistenza e cura. Ecco 10 ragioni concrete per dire sì ai soldi europei: 1. Investire nella ricerca; 2. Rivoluzionare e digitalizzare il settore sanitario; 3. Dare più centralità a medicina territoriale e distretti; 4. Dare più forza alla medicina di base; 5. Riformare i servizi per anziani e malati cronici”. E ancora: “6. Modernizzare e adeguare gli ospedali; 7. Aumentare gli investimenti nel personale sanitario; 8. Garantire l’accesso alle terapie; 9. Ampliare le borse di studio; 10. Aumentare i posti finanziati per gli specializzandi”. Zingaretti non porta l’affondo sui pentastellati, ma attacca il veto pregiudiziale posto dalle destre salvinian-meloniane: “Il Mes è stato criticato e combattuto da molti, ma ora è uno strumento finanziario totalmente diverso da quello del passato. Le destre sono abituate a cavalcare i problemi e non a trovare soluzioni per risolverli. Il motivo? È semplice: sui problemi delle persone ci campano”.

Castello di carte

Diverso per Zingaretti deve essere l’atteggiamento di “chi sta governando l’Italia”, che “ha il compito opposto. Io non credo possiamo permetterci ancora di tergiversare”. Incertezze che anche la cancelliera Angela Merkel ha chiesto garbatamente, ma con urgenza, di superare. Per ora Conte ha fatto orecchie da mercante, soprattutto preoccupato – si dice – di tenere in piedi il suo esecutivo. Ma se non vuole mandare all’aria il fragilissimo castello di carte, dovrà cominciare a decidere. C’è da costruire quel decisivo mix tra sussidi, indispensabili per le fasce meno protette, e investimenti per il rilancio, che proprio nei fondi europei dovrà trovare il necessario sostegno, per non affondare in un insostenibile debito pubblico in stile sudamericano. Qualche timida disponibilità, proprio sul Mes, sembra arrivare da Forza Italia e da alcuni governatori di centrodestra, probabilmente a partire da loro si potrebbe attivare quel tavolo di confronto chiesto recentemente da Zingaretti.

“+ 1”

Lascia invece perplessi il solito “+ 1” grillino, temibile arma di ‘distrazione di massa’. Questa volta assume le forme ,secondo gli annunci Luigi Di Maio, di “una grande e ambiziosa riforma fiscale”. Per la quale però assicura in una intervista a Libero uno che se ne intende, l’ex ministro Vincenzo Visco, “non ci sono le condizioni. Con tutte le spese che dobbiamo affrontare in tema di sanità, istruzione e ammortizzatori sociali, ipotizzare oggi una riduzione delle tasse non sta né in cielo né in terra”.

Alessandro Cavaglià
Alessandro Cavaglià
Giornalista parlamentare, classe 1956. Già vice caporedattore AGI, responsabile pro tempore delle redazioni Politico-parlamentare, Interni-Cronaca e della Rete speciale per Medio Oriente e Africa. Ha lavorato ad AdnKronos e collaborato con La Stampa e Il Mondo. Laureato in Lettere-Storia moderna all'Università La Sapienza di Roma

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