Che il virus non ci abbandoni è confermato, olte che dagli appelli insistenti alla prudenza e a mantenere le misure di sicurezza lanciati dal ministero della Salute,anche dal forte aumento di nuovi casi di Covid19 in Veneto mentre continuano e si infittiscono le polemiche politiche e non sui verbali delle riunioni del Comitato tecnico-scientifico (Cts) durate il periodo critico dell’emergenza che alla fine sono state desecretate (ma solo parzialmente) dal governo. E ripercorrendole pagina dopo pagina si scoprono vicende e sviluppi ancora poco chiari come la ‘non-zona rossa’ di Alzano e Nembro, nella bergamasca. Per quanto riguard il Veneto ci sono stati 183 positivi in più che portano il totale dall’inizio della pandemia a 20.535. Per il governatore Zaia l’aumento è dovuto a casi provenienti “da fuori”. “E’ chiaro che il virus entra da fuori o qualcuno ce lo porta dentro in Veneto” ha detto il presidente della Regione commentando anche la crescita dell’indice Rt.
La situazione si è acuita, per i casi più recenti, con le decine di positivi nel Centro della Cri di Jesolo, di altri 137 nel centro per migranti (su poco più di 300 presenti) nell’ex caserma Serena di Dosson di Casier (Treviso) e di altri veneti rientrati dopo vacanze in Croazia, Malta, Perù, Messico , Corfù. Per l’emergenza in Val Seriana i verbali del Comitato di esperti segnalano il 3 marzo, all’esplosione dell’epidemia in Lombardia, un allarme e un appello purtroppo inascoltato rivolto al governo centrale per istituire “misure restrittive” come la zona rossa nei comuni di Alzano e Nembro, complessivamente 25.000 abitanti. La risposta non ci fu se non due giorni dopo quando da Roma si decise di mettere tutta la Lombardia in lockdown. Eppure il 5 marzo 370 tra carabinieri, poliziotti e finanzieri erano già sul posto pronti ad isolare Alzano e Nembro. Il giorno dopo smobilitarono e furono ritirati. Ora anche il comitato dei familiari delle vittime della Val Seriana chiede di sapere perché.