Divieto revocato. Nella Germania che affronta la nuova fase post emergenza Covid, cade il divieto posto ai servizi sessuali. Un tribunale di Münster ha annullato lo stop nello Stato più popoloso della Germania, il Nord Reno-Westfalia. E anche in molti altri Stati tedeschi le prostitute possono tornare a lavorare. Dal gennaio 2002 in Germania la prostituzione è un’attività legale. Le prostitute hanno diritto come dipendenti a un normale contratto di lavoro, ma la gran parte di loro esercita come lavoratore autonomo. Le case di appuntamenti sono imprese registrate e le prostitute sono tenute al pagamento delle imposte sul reddito e all’applicazione dell’IVA per i loro servizi. Nel Nord Reno-Westfalia si richiede un importo di 25 euro al giorno, mentre Berlino di 30 euro.
Fallimenti e dibattito
Il 16 marzo scorso in tutta la Germania era stato imposto il divieto del lavoro sessuale. Bordelli, quartieri a luci rosse, saune e club vari hanno dovuto sospendere le loro attività. È di pochi giorni fa la notizia della bancarotta della casa di appuntamenti più grande d’Europa, il Pascha di Colonia. La fine del divieto riaccende il dibattito tra chi si è sempre battuto per la legalizzazione e chi la condanna, denunciando lo sfruttamento sessuale e la violenza contro le donne. All’emittente DW, Stephanie Klee, fondatrice dell’Associazione federale dei servizi sessuali (BSD), il sindacato delle lavoratrici del sesso in Germania, dice chiaramente: “I politici ci hanno trattato male durante i tempi del Coronavirus. Ci hanno deliberatamente trascurato. A nessuno importa cosa sta succedendo a noi prostitute. Ma siamo rilevanti per il sistema almeno” come parecchie altre attività dai bar ai ristoranti, ai parrucchieri. In questi mesi “molte non sapevano come avrebbero riempito il frigorifero il giorno successivo”. Molte prostitute provenienti da paesi dell’Europa orientale che pagavano regolarmente le tasse, non hanno avuto accesso ai servizi sociali, perché straniere.
Online
In tante hanno fatto ritorno a casa, ma c’è anche chi ha continuato a lavorare online, illegalmente e magari senza le necessarie protezioni. Sui divieti e proibizionismo ha forti dubbi anche Anne Rossenbach, che lavora in una filiale della Caritas di Colonia: “I divieti non ci aiutano, il Coronavirus lo ha dimostrato. La prostituzione è continuata”. Nei momenti più difficili il volontariato di base ha offerto pacchi di cibo, ricariche per i cellulari e aiuto per le pratiche di assistenza. Nella parte settentrionale di Colonia un camper della Caritas è presente h24 nell’area drive-in predisposta dall’amministrazione comunale. Il modello è stato ripreso in altre città tedesche e prevede servizi igienici, docce, distributori automatici e la presenza dei servizi sociali e del dipartimento della salute. Rossenbach non ha dubbi: “È importante che ci sia 365 giorni l’anno la possibilità di fornire informazioni sulle malattie sessualmente trasmissibili e di aiutare tutte le donne che intendano uscire dalla prostituzione”.