“Non ci faremo spaventare, questa è una lotta tra civiltà e barbarie”: così il Cancelliere austriaco Sebastian Kurz sull’attentato islamista sferrato di ieri sera nel centro di Vienna, a due passi dalla sinagoga, da un commando di quattro persone che hanno sparato anche con armi pesanti in sei punti diversi contro cittadini e polizia, proprio nell’ultima serata prima del lockdown. “Un attentato dettato dall’odio per il nostro modello di vita, per la nostra democrazia” ha detto ancora il Cancelliere.
Uno degli attentatori, “simpatizzante dell’Isis, radicalizzato”, come ha riferito il ministro dell’Interno Nehammer, è stato ucciso. Da ieri sera è caccia senza quartiere agli altri del commando e diverse perquisizioni sono state effettuate mentre la capitale è ancora sotto shock, con le scuole chiuse e i viennesi invitati a non muoversi di casa. Anche le frontiere sono state messe in stato d’allerta. Il bilancio dell’attacco di Vienna ancora provvisorio dell’attentato è di quattro morti, due uomini e due donne, oltre l’attentatore, e 17 feriti tra cui un poliziotto, la metà dei quali ricoverata in gravi condizioni.
Secondo i media austriaci il terrorista ucciso si chiamava Fejzulai Kujtim, 20 anni, un rifugiato dalla Macedonia del nord. Era stato condannato a 22 mesi di carcere il 25 aprile 2019, per aver tentato di andare in Siria ed affiliarsi all’Isis. Era stato liberato il 5 dicembre, con anticipo: in base alla giovane età rientrava infatti in un regime privilegiato previsto dalla legge a tutela dei giovani. L’appartamento in cui viveva è stato comunque perquisito dalle forze dell’ordine che hanno usato una carica esplosiva per accedervi.
Sempre secondo le stesse fonti il terrorista aveva prestato giuramento di fedeltà al nuovo leader dell’Isis Abu Ibrahim al-Hashimi al-Quraishi e, seguendo un macabro rituale, avrebbe annunciato su Instagram il suo gesto postando alcune foto lunedì mattina.
(foto schermata ORF)