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giovedì, 28 Settembre 2023

Con il Mes cambiano equilibri, finita “guerra santa” M5S “pidiezzato”

Conte ha appena superato lo scoglio del MES ma la navigazione si annuncia tutt’altro che tranquilla e si avvicina un altro scoglio quello del Recovery fund, sul quale Renzi annuncia già la guerra. Non si allenta la tensione all’interno della maggioranza ed i pochi applausi che hanno accompagnato la chiusura del discorso del premier sia alla Camera che al Senato ne sono una tangibile prova. Il fatto è che i grillini hanno ormai abdicato completamento alla loro anima originaria con la fine della loro ultima “guerra santa”, quella contro il MES, il piano salva Stati dell’Europa, contro il quale inizialmente avevano alzato barricate e minacciato di fare sfracelli.

E’ un film già visto sulla Tav, sul Tap, sull’Ilva e pure sulla “immediata revoca” della concessione autostrade ai Benetton dopo il crollo del ponte Morandi.. Quando si arriva al “vedo” puntualmente si scopre il bluff grillino. L’unico voto possibile per salvare le loro poltrone? In pratica il movimento che si era affacciato al nuovo millennio con propositi di guerra e di cambiamenti tanto drastici quanti radicali si è “pidiezzato” e sta diventando sempre di più una costola del Pd. Come era prevedibile nonostante le velleitarie intenzioni iniziali di essere loro a volere inglobare il Pd. Ma la maggiore organizzazione, il radicamento storico sul territorio e la competenza degli uomini del Pd immensamente superiore ai neo patentati dei coinquilini cinque stelle non potevano alimentare dubbi sul risultato finale per chi capisce appena un po’ di politica.

Ora però si pone un problema serio, strutturale e non sono tanto le richieste di Renzi “il governo non può essere sostituito da una task forse. Il Parlamento non può essere sostituito da una diretta di Facebook” peraltro applaudito in Parlamento, soprattutto dal Pd, quanto la possibilità che dopo tanto attendismo sia proprio il Pd a rivendicare il suo ruolo, attualmente troppo gregario nello scacchiere di Conte. “Collegialità o tutto è difficile” l’urlo dei dem. E’ stato lo stesso Zingaretti anche se sempre con grande misura a rivendicarlo. Lo stesso Conte che pure non vuole sentire parlare di vecchia politica apre ad uno dei riti più antichi, quello di una verifica. Quando si comincia non si sa dove si arriva.

Dove si può finire? Per un effettivo rilancio andrebbero sciolti molti nodi e risolti problemi di fondo ed anche di struttura. Ora il Pd ha più del doppio dei voti nel Paese rispetto al M5s, stando ai sondaggi, e’ riuscito a ridimensionerà anche politicamente i suoi alleati, ma al governo appare ancora nel ruolo di gregario. E se il Pd vorrà a provare a correre per vincere le prossime politiche, attualmente è ancora in largo vantaggio il centrodestra che sfiora la maggioranza assoluta, sempre per i sondaggi, dovrà cambiare i rapporti nella maggioranza con o più probabilmente senza Conte.

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