Gli Stati Uniti hanno colpito basi delle milizie filo-iraniane nella regione di confine tra Iraq e Siria. Gli attacchi aerei sono stati confermati dal Pentagono. L’azione militare in risposta agli attacchi dei droni contro le forze statunitensi in Iraq. Centrati “impianti operativi e depositi di armi. La decisione del presidente, Joe Biden, per “proteggere il personale statunitense” schierato nell’area. Almeno 5 miliziani sarebbero rimasti uccisi. Si tratta della seconda serie di attacchi, dopo quelli autorizzati a febbraio dalla Casa Bianca.
Deterrente
Gli Stati Uniti, informa il Pentagono, hanno adottato “azioni necessarie, appropriate e progettate per limitare il rischio di escalation, ma anche per inviare un messaggio deterrente chiaro e inequivocabile”. Gli “attacchi aerei difensivi di precisione” hanno colpito due obiettivi delle milizie in Siria e uno in Iraq. Le strutture erano utilizzate da miliziani sostenuti dall’Iran, appartenenti ai gruppo paramilitare sciiti iracheni Kataib Hezbollah e Kataib Sayyid al-Shuhada. Dal 2009 gli Stati Uniti hanno indicato Kataib Hezbollah come organizzazione terroristica.
ISIS
Dall’inizio dell’anno sono stati più di 40 gli attacchi contro gli interessi statunitensi in Iraq. Nel paese si trovano circa 2.500 soldati USA, nel quadro della coalizione internazionale che combatte l’ISIS. L’influenza di Teheran sugli affari interni dell’Iraq è cresciuta costantemente. Dopo l’era Trump, l’Iran sta cercando di riattivare l’accordo nucleare del 2015. Nonostante la non chiusura di Biden gli ayatollah stanno perseverando nelle azioni di escalation, che potrebbero portare alla realizzazione di una bomba nucleare.
Curdi
A livello internazionale esiste una comune volontà di contrastare le attività destabilizzanti dell’Iran nell’area mediorientale. Teheran dà appoggio militare e logistico alle milizie e ai gruppi terroristici sciiti presenti non soltanto in Iraq, ma anche in Siria e in Libano. A più riprese i miliziani sciiti hanno anche attaccato obiettivi nelle regioni del nord dell’Iraq e della Siria settentrionale controllate dai Curdi, da sempre in prima fila contro l’ISIS, ma che hanno un sostegno ondivago da parte di Washington.