Il tanto atteso consiglio federale della Lega ha partorito due risultati per nulla inaspettati. Il primo e’ che Matteo Salvini è e resta leader del Carroccio. Non c’è stato nessuno che nemmeno velatamente abbia pronunciato la parola “Congresso”, che tanto prima o poi ci sarà. Anche lo stesso Giorgetti, dipinto come il novello Bruto, ha rinovato la sua la sua “totale fiducia” al segretario, dicendo anche di essere stato male interpretato. Nonostante che le sue osservazioni fossero ben precise e tali da non essere equivocate. In pratica proponeva un quasi totale cambiamento di rotta, con decisa sterzata verso il centro e con l’abbandono del sovranismo. Ma una cosa appare abbastanza chiara, la Lega è salviniana o non è. O meglio rischia di rimanere senza voti. Ora chi pensa che Salvini la smetta di fare Salvini per trasformarsi in qualcosa di diverso o bluffa o perde tempo. Salvini è lui, può piacere o no, può anche smussare qualche angolo, ma non vuole ne’ può cambiare campo. Gli elettori, almeno i suoi, lo vogliono così. Poi le cose possono andare in un verso o nell’altro, ma non si può cambiare posizionamento a ogni storno di foglia. Un Salvini desalvinizzato piacerebbe a tanti, soprattuto alle sinistre, ma se la richiesta arriva da uno dei suoi, si capisce poco. E non perché questo non avrebbe una sua utilità, soprattutto se ci sarà la possibilità di governare come leader, ma perché e’ impossibile cambiare un personaggio di quel carisma e carattere. Se qualcuno la pensa diversamente deve avere la forza di uscire allo scoperto e provarea Scalzarlo dalla sua leadership. Ma probabilmente sarebbe e un’operazione suicida per la Lega. Perché oggi è anche domani una Lega al 20%, o è di Salvini o non è. Per governare servono innanzitutto i voti, per le patenti il discorso è asolutamente prematuro.