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sabato, 10 Giugno 2023

Addio elezione lampo, ma Draghi rimane il favorito e sceglie di passeggiare con il suo bracco…

Addio elezione lampo. Poteva essere un’occasione per i partiti per dare un segnale forte, si sono incartati da soli dimostrando fragilità non solo delle coalizione ma anche al loro interno. Il ritiro di Berlusconi ha fatto esplodere il vaso di Pandora, togliendo ogni alibi dietro cui si erano nascosti amici e nemici. Tra Sparta ed Atene non si sa chi è messo peggio

CENTRODESTRA. Berlusconi è ricoverato al San Raffaele, per controlli, ma da tempo non sta benissimo ed anche per questo ha disertato il vertice a Roma con Salvini e la Meloni. In realtà non si capisce bene la sua strategia e chi vorrebbe ora al Colle. Tempo fa disse che se non fosse toccato a lui l’unica soluzione era quella di Draghi. Poi invece ha detto di no anche se non in forma di veto al trasloco del premier al Colle. Pare che sia rimasto dispiaciuto da una mancata telefonata dello stesso Draghi di ringraziamento e così si è pure ricordato in ritardo di quando nel 2011 dopo essere stato lui a sostenere Draghi come presidente della Bce non fu ne’ ringraziato né tantomeno aiutato in un momento difficile. Paradossalmente è proprio la Meloni l’unica all’opposizione ad avere preteso che su Draghi non ci siano veti. Questo anche frutto dei suoi colloqui con il Pd Letta. Mentre Salvini con Conte vorrebbe che il premier restasse a Palazzo Chigi e punta su un rosa di nomi. Improbabili.

CENTROSINISTRA. Anche lì si litiga. Non sanno ancora se puntare su un candidato di bandiera o votare alla prima scheda bianca. Letta comunque ha in testa solo due opzione, la riconferma di Mattarella oppure Draghi. No ad un candidato di centrodestra e nessuna palpitazione per Casini, che vede aumentare le chance.

MATTARELLA. Ha fatto vedere gli scatoloni imballati (in realtà erano vuoti) e si è trasferito nella sua Palermo lontano dai giochi tra gli applausi dei suoi concittadini.

DRAGHI. Anche lui lontano dai palazzi romani nella sua Città della Pieve, passeggia con il suo fedele bracco e non si “cura di loro”. La sua mossa è di non fare nessuna mossa, nemmeno quella telefonata a Berlusconi che avrebbe potuto tornargli utile. Se a super Mario riuscirà il colpo sarà un super colpo perché diventerà re senza dovere dire grazie a nessuno. Altro che super Mario, avrà veramente rottamato i partiti, che chiamandolo subito avrebbero dimostrato di avere un ben altro ruolo, che non quello nel quale si vedrebbero se costretti a chiamarlo in soccorso evidenziando una sorta di fallimento. Draghi conversando con i suoi mostra serenità e si augura che maturi un “orientamento solido”, in grado di scongiurare il caos, il collasso della maggioranza e del governo, con la conseguenza inevitabile di elezioni anticipate.

DIFFICOLTÀ NEL DIALOGO. Molti leader vorrebbero legare alla candidatura per il Quirinale anche quella per un eventuale premier e magari un accordo per la riforma della legge elettorale e schema del governo. Cosa ovviamente inaccettabile da Draghi che come unica bussola ha quella della Costituzione. Se salirà al Colle sarà a lui decidere sul nuovo governo e quant’altro.

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