In epoca di cambiamenti climatici una pianta, parente stretta del banano, potrebbe sfamare centinaia di milioni di persone a partire dal Continente africano. È l’ensete, pianta quasi sconosciuta al di fuori dell’Etiopia, ma che secondo gli scienziati ha il potenziale per essere il nuovo super-alimento salvavita, di fronte ai rischi anche alimentari del riscaldamento globale. La ricerca della Hawassa University di Awasa, città nel cuore dell’Etiopia suggerisce che il finto banano può essere coltivato su vasta scala in un’area molto più vasta dell’Africa, dal Sudan all’Angola, al Sudafrica.
Sostenibile
“Questa coltura può svolgere un ruolo davvero importante per affrontare la sicurezza alimentare e lo sviluppo sostenibile”, ha affermato uno dei ricercatori, il dottor Wendawek Abebe. In Etiopia l’ensete viene utilizzato per fare una tipo di pane e un piatto simile al porridge. A essere commestibile non è il frutto simile a una banana, ma sono il rizoma grosso e rotondo, le radici bianche e carnose e la parte interna del tronco. In gran parte dell’Etiopia è un alimento base. Circa 20 milioni di persone fanno affidamento sulla sua commestibilità. Gli esperti hanno evidenziato il potenziale dell’ensete nei prossimi anni. Il raccolto potrebbe potenzialmente sfamare milioni di persone e aumentare la sicurezza alimentare in Etiopia e in altri paesi africani, tra cui Kenya, Uganda e Ruanda.
Royal Botanic Gardens
Secondo il dottor James Borrell, dei Royal Botanic Gardens di Kew non lontano da Londra, importante istituto di ricerca botanica a livello internazionale, la coltura del falso banano potrebbe aiutare a rafforzare la sicurezza alimentare. “Alcune caratteristiche davvero insolite rendono la pianta assolutamente unica. La pianti e raccogli in qualsiasi momento dell’anno. E, inoltre, è perenne. Ecco perché lo chiamano l’albero contro la fame”.
Fame
Nelle previsioni il cambiamento climatico influirà seriamente sui raccolti e sulla distribuzione delle colture alimentari non soltanto in Africa. Di qui il crescente interesse nella ricerca di nuove piante per nutrire il mondo. Attualmente quasi la metà di tutte le calorie per il nutrimento umano provengono da tre produzioni: riso, grano e mais. “Dobbiamo diversificare le piante che utilizziamo a livello globale – rimarca Borrell -, perché al momento la maggior parte di tutte le nostre risorse si concentra su di un’offerta limitata” rispetto ai bisogni alimentari della popolazione mondiale.