Alla fine è un Mattarella-bis. Alle 20,20 il Parlamento in seduta comune ha eletto (rieletto) Sergio Mattarella tredicesimo presidente della Repubblica italiana per il settennato 2022-2029.
La proclamazione è avvenuta alla fine dell’ottavo scrutinio e con una votazione plebiscitaria: ha ottenuto una valanga di preferenze, 759 (più del Napolitano-bis ma meno del record che appartiene a Sandro Pertini, con 832). Nel 2015 quando fu eletto la prima volta Mattarella ottenne 665 voti. Per la cronaca la proclamazione ufficiale da parte del presidente Fico è avvenuta alle 20,54.
Un lungo e caloroso applauso è scoppiato, come succede sempre in queste occasioni, quando il nome di Mattarella ha superato il quorum di 505, cioè la maggioranza assoluta degli aventi diritto (1009).
Un applauso di diversi minuti, liberatorio, è partito dai Grandi elettori all’interno dell’aula al termine di una settimana di fuoco in cui le forze politiche – tutte, nessuna esclusa – sono manifestamente apparse divise e dilaniate non solo tra uno schieramento e l’altro ma anche all’interno delle rispettive coalizioni. Una sorta di abdicazione che ha portato all’impossibilità di scegliere un nome condiviso per il Colle. Con la coda tra le gambe i partiti hanno dovuto obtorto collo scegliere la via dello status quo, con Draghi confermato a palazzo Chigi e Mattarella ri-confermato al Quirinale. Dopo il colloquio decisivo tra Draghi e il presidente della Repubblica ecco la processione dei gruppi parlamentari al Colle per pregare Mattarella di accettare il bis. Una preghiera alla quale Mattarella non ha potuto sottrarsi, come uomo delle istituzioni, ripercorrendo così le orme di Napolitano, il suo predecessore. Quindi la prova dell’aula superata alla grande.
Per lui hanno votato tutti i partiti ad eccezione di Fratelli d’Italia e Alternativa, che hanno convogliato i loro voti sui rispettivi candidati di bandiera, Nordio e Di Matteo. Nella storia dei 12 presidenti della Repubblica l’elezione più lunga è stata quella di Leone, che richiese 23 votazioni, oltre due settimane. Solo De Nicola (capo provvisorio dello Stato eletto nel 1946 dall’Assemblea Costituente), Cossiga e Ciampi sono stati eletti ai primi scrutini. Altri hanno superato i due terzi dei voti, ma dal quarto scrutinio in poi: Pertini, che nel 1978 ha ottenuto la più ampia maggioranza “quirinalizia” (832 voti su 995), fu eletto al sedicesimo scrutinio, dopo 15 votazioni andate a vuoto.