Mario Draghi non nega l’esistenza di divergenze di opinioni con e tra i partiti che sostengono il governo. Ma non sono così consistenti da preoccuparlo. Le considera in qualche modo “normali” e non in grado di impedire il raggiungimento dei risultati.
Ha così colto l’occasione della conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri per assicurare che andrà avanti per risolvere le emergenze del Paese, che è poi lo scopo – ha ricordato – per cui Mattarella ha fatto nascere questo esecutivo giusto un anno fa. Rispondendo alle domande il premier è tornato poi sulla sua strigliata di ieri ai capi delegazione delle forze di maggioranza.
I resoconti lo hanno dipinto come profondamente irritato nei confronti dei partiti che in Cdm approvano i provvedimenti e poi in Parlamento tendono agguati e trabocchetti (vedi il casus belli: le quattro bocciature del governo in commissione) ma l’ex-numero uno della Bce ha voluto precisare che nella sua reprimenda non c’era certo acrimonia verso qualcuno: “Ho rivolto solo un appello alla responsabilità e al mantenimento degli impegni presi da tutti con il capo dello stato e con gli italiani”. E a conferma dell’unità di intenti nell’esecutivo – aveva accanto i ministri Giorgetti, Franco e Cingolani – Draghi ha avuto parole al miele verso i membri del suo gabinetto, che anche oggi si sono espressi all’unanimità su i due provvedimenti approvati: “Avete visto che bravi ministri che ho? È un bellissimo Governo” ha detto il premier assicurando che lui e il suo esecutivo hanno sempre offerto la massima disponibilità a incontrare i leader delle forze di maggioranza, soprattutto quelli più inquieti. “Li vedo tutti molto spesso ma se serve possiamo rivedere le modalità di confronto”. “Comunque – ha scandito – intendiamo tenere dritta la barra del timone”.
Insomma un ramoscello d’ulivo, la carota dopo il bastone, in attesa di vedere se davvero dopo il suo j’accuse di ieri le turbolenze interne alla maggioranza si affievoliranno. E lo si capirà presto con l’esame ormai alle porte delle riforme richieste da Bruxelles per assegnarci i fondi del Recovery plan: la delega fiscale, la concorrenza e il codice degli appalti.