Ottobre è il ‘Mese della Consapevolezza” del Disturbo da deficit di attenzione e iperattività’, conosciuto in inglese con l’acronimo ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) e DDAI in italiano. Pur essendo sotto-diagnosticato e non sempre adeguatamente trattato, l’ADHD è uno dei disturbi neuropsichiatrici dell’età evolutiva più diffusi. Secondo studi recenti si stima che siano circa 6 milioni i bambini e ragazzi nel mondo (9.8%) ad aver ricevuto una diagnosi di ADHD.
Infanzia
Questo disordine insorge nell’infanzia, con maggior frequenza nei bambini rispetto alle bambine, con un rapporto 2 a 1. È caratterizzato da tre sintomi principali: disattenzione, impulsività e iperattività motoria. Ne consegue che i soggetti affetti da ADHD hanno difficoltà a svolgere attività che richiedono un’attenzione costante e prolungata nel tempo, come partecipare ad una lezione a scuola oppure fare i compiti a casa.
Consigli
Carlotta De Chirico, psicologa specializzata in DSA (disturbi specifici dell’apprendimento) e tutor della piattaforma di e-learning online GoStudent, ha stilato una lista di consigli pratici. Si parte dal designare uno spazio specifico e adeguato da dedicare allo studio. Un luogo ordinato, ben organizzato e in un’area silenziosa e luminosa della casa. Occorre poi stabilire una routine e scandire il passare del tempo con un timer. Creare uno schema di lavoro o uno ‘storyboard’, come nel cinema, in cui delineare punto per punto lo svolgimento e i tempi dell’attività di studio. Inserendo sempre un’attività piacevole tra un compito e l’altro.
Pomodoro
Utile la cosiddetta ‘tecnica del pomodoro’, dai tipici timer da cucina con la forma del vegetale che si trovavano in molte case italiane negli anni ‘80. La tecnica prevede generalmente 25 minuti di lavoro intervallati da pause di 5 minuti. Con i bambini che presentano ADHD è consigliato, almeno all’inizio, di ridurre il tempo dedicato allo studio ad un massimo di 15-20 minuti e, in alcuni casi, anche di aumentare le pause fino ad una durata di 10 minuti. Importante adottare un approccio allo studio dinamico e coinvolgente, anti-noia, anche con computer o tablet, eliminando però le notifiche da tutti quei programmi o applicazioni non attinenti allo studio. Se possibile si rivela utile un supporto esterno individuale e ‘su misura’, con un tutor privato.
Comportamenti
Infine vanno premiati i comportamenti positivi e si deve portare avanti un lavoro sulla motivazione e l’autostima. “Oltre a condividere questi consigli – sostiene la dottoressa De Chirico – vorrei contribuire a ridurre lo stigma che circonda questo disturbo. Incoraggiare i genitori a rivolgersi a uno specialista. È importantissimo ricevere per tempo, tra i 3 e i 12 anni, una diagnosi, per poter intervenire in tempo e in maniera efficace e duratura”.