Se c’era ancora chi non nascondeva una flebile speranza di ascoltare Putin che apriva uno spiraglio di pace in Ucraina, ebbene questo qualcuno sarà rimasto tragicamente deluso dal durissimo discorso del presidente russo all’assemblea federale.
L’attesissimo intervento del leader russo a 24 ore dalla visita di Joe Biden a Kiev da Zelensky è stato tutto un atto d’accusa contro l’Occidente “unico responsabile” del conflitto in corso. Un’ora e 45 minuti di attacchi, anche al modello di vita dell’Occidente con accenni alla pedofilia “divenuta una norma” nei paesi ad Ovest della Russia, o ai preti costretti a celebrare il matrimonio tra coppie omosessuali. Perversioni in cui il suo paese non cadrà mai, ha fatto capire Putin ad un’assemblea che vedeva seduto in prima fila anche il capo della Chiesa ortodossa russa Kirill.
“La Russia – ha dato così la sua versione di quel 24 febbraio – voleva una soluzione pacifica in Ucraina per evitare l’intervento militare, ma l’Occidente giocava “con carte false” per ingannare Mosca”. Insomma nella sua narrazione una guerra che lui non voleva, scatenata dall’Occidente con l’intento di “distruggere la Russia”, di portare la Russia “ad una sconfitta strategica”, “per eliminarci per sempre”. “Un Occidente – ha proseguito – incapace di rendersi conto che è in gioco l’esistenza stessa della nostra nazione. Ma noi raggiungeremo i nostri obbiettivi” (la Casa Bianca si è affrettata a definire “assurdo” il discorso di Putin contro l’Occidente, ndr).
Una guerra, quella descritta dal presidente russo, per ora convenzionale ma che potrebbe – in una escalation incontrollata, come molti temono se si trasformasse in un conflitto tra Nato e Russia – non escludere anche l’utilizzo dell’arma atomica, sia pure con ordigni tattici. Nel suo intervento Putin non l’ha escluso esplicitamente anche se ha confessato che non sarà lui a premere per primo il ‘grilletto’ nucleare.
Intanto – con una decisione che Washington ha definito “irresponsabile” – Putin ha annunciato la sospensione dell’applicazione dello START, l’ultimo trattato sulla riduzione delle armi nucleari ancora in vigore con gli Usa, perché – questa la giustificazione – Mosca non può permettere agli ispettori americani di visitare i siti nucleari russi mentre Washington è intenta ad infliggere “una sconfitta strategica” a Mosca. “Sospendiamo il trattato, ma non ce ne ritiriamo” ha puntualizzato.