Dopo 12 anni di conflitto e le devastanti scosse di terremoto dello scorso 6 febbraio, la Siria è sull’orlo del baratro. A seguito del sisma che ha colpito 8,8 milioni di persone nel Paese, 50mila bambini sono stati costretti a lasciare le proprie case. Già prima del terremoto, più di 15 milioni di persone in tutta la Siria dipendevano dagli aiuti umanitari per soddisfare i loro bisogni primari. E, secondo quanto riportato da Save the Children, si stima ci fossero 1,9 milioni di sfollati nelle regioni nord-occidentale, la maggior parte dei quali donne e bambini. L’Organizzazione internazionale chiede che ai bambini siano garantite scuole sicure da frequentare e che i loro genitori abbiano un lavoro dignitoso per provvedere alla crescita dei propri figli.
Il 13° anno
Il 15 marzo la Siria entra nel suo 13° anno di conflitto. I recenti terremoti che hanno colpito duramente il paese, hanno peggiorato la già grave crisi umanitaria che si era abbattuta sulla popolazione dopo anni di sofferenze. Questo ha spinto definitivamente il Paese verso una crisi mai vista. Nel 2023, la Siria è la nazione con uno dei più grandi movimenti di sfollati a livello globale. Il conflitto ha portato a sfollamenti multipli, povertà diffusa e milioni di bambini siriani che hanno subito ripetuti shock. Interi quartieri nel nord della Siria sono inagibili e i rifugi collettivi sono più sovraffollati che mai. L’area più colpita dai terremoti ospita alcune delle persone più vulnerabili del Paese. Uomini e donne che erano già stati costretti a fuggire più volte dalle loro case a causa del conflitto e da una crisi economica opprimente. Migliaia di famiglie in Siria vivono in edifici non finiti, insediamenti non consoni e tende improvvisate. Riscaldarsi è diventato ancora più difficile a causa della carenza di carburante ed elettricità. Le famiglie sfollate in Siria ricorrono sempre più a misure disperate per sopravvivere. E i bambini sono a rischio anche quando giocano in strada, per il pericolo di pestare una bomba inesplosa.
Aiuti per i più piccoli
“Per milioni di siriani, questa settimana è l’inizio del tredicesimo anno segnato da conflitto e sfollamenti. Un destino che non hanno mai scelto da soli. Ora i terremoti hanno terrorizzato i bambini che hanno paura della terra su cui camminano e dei fragili muri che un tempo chiamavano casa. Quanto ancora possono sopportare i bambini siriani?” ha dichiarato Kathryn Achilles, Direttrice Advocacy, Media e Comunicazione per la risposta di Save the Children in Siria. I più piccoli, dopo il terremoto e con la guerra che inizia il suo 13esimo anno, non possono essere lasciati soli. Non basta vederli sopravvivere nei campi improvvisati, facendo affidamento solo sull’assistenza umanitaria. I bambini e le bambine di Siria (e Turchia) devono essere aiutati a riprendersi dalle conseguenze del sisma. Hanno bisogno di tornare a studiare in edifici sicuri, vedere i loro genitori ottenere un impiego dignitoso e recarsi al lavoro senza timore che non tornino più a casa.
‘Bambini sotto attacco’
Da 12 anni, i bambini in Siria subiscono gli effetti del conflitto, come coloro che vivono in Ucraina, in Yemen e nei tanti altri teatri di guerra nel mondo. Save the Children, attraverso la sua campagna ‘Bambini sotto attacco’, sta cercando di sensibilizzare i governi e le numerose organizzazioni internazionali affinché diano priorità alla protezione dei minori e al loro benessere. Questo significa garantire assistenza sanitaria, accesso all’istruzione, sostegno psicologico e programmi per consentire il loro recupero e la loro resilienza. La campagna ‘Bambini sotto attacco’, prevede una serie di iniziative tra le quali la diffusione della petizione “I bambini in guerra sono sotto attacco. Puniamo i crimini commessi contro di loro”. Save the Children chiede al Governo italiano di ascoltare seriamente i bambini vittime di gravi reati nei processi legali, di ampliare la giurisdizione universale per consentire di perseguire i responsabili di gravi violazioni dei loro diritti in qualsiasi parte del mondo, di documentare i crimini contro i minori e stanziare risorse per rafforzare i meccanismi esistenti.
Insieme per i bambini
Save the Children fornisce assistenza alle bambine e ai bambini in Siria dal 2012 con interventi di emergenza e salvavita, con attività di recupero che supportano il ripristino dei servizi di base e mirano a raggiungere fino all’ultimo bambino in difficoltà. Nell’ambito della risposta al terremoto, anche altre associazioni e partner stanno portando aiuto alle popolazioni in difficoltà, fornendo razioni alimentari di emergenza, coperte, tende e indumenti pesanti. Assicurando che i bambini e le loro famiglie possano mantenersi puliti, sani e protetti da malattie fornendo acqua potabile sicura e articoli igienico-sanitari essenziali. Oltre a Save the Children e i suoi partner, anche altre organizzazioni internazionali, con sede in Italia, si sono mosse per dare aiuto alle popolazioni colpite dal terremoto in Turchia e in Siria.
Esigenze post-emergenziali
La Fondazione Patrizio Paoletti, insieme a Fondazione L’Albero della Vita e il centro di ricerca SODIGEM della Anadolu University (Eskişehir, Turchia), si sono attivate per aiutare a prevenire il disagio psico-emotivo a lungo termine nelle zone colpite dal sisma. Un disagio presente sopratutto nei bambini, ai quali queste organizzazioni danno sostegno e accompagnamento nella gestione del trauma subito dopo il disastro. E’ importante infatti formare i primi soccorritori, gli operatori, il personale coinvolto nelle operazioni e, successivamente, la popolazione stessa a riconoscere i sintomi dei comuni effetti traumatici sulla salute mentale. Unendo gli sforzi in modo sinergico, i partner hanno messo in campo le proprie risorse e capacità progettuali per coprire le esigenze post-emergenziali di medio e lungo termine. E si sono attivati per aiutare oltre 5mila famiglie della provincia di Hatay, a 25 km dall’epicentro.
Disturbi psicologici
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità non c’è modo di minimizzare l’impatto che un disastro naturale ha sulle persone e sulle comunità colpite. Tuttavia esistono delle modalità per agire e contenere le problematiche a lungo termine. E secondo l’American Psychological Association (l’associazione che rappresenta gli psicologi negli Stati Uniti) , conoscere e riconoscere gli effetti sulla salute mentale è il primo passo per minimizzarne i danni. Ignorare i segnali, al contrario, può portare a un danno permanente. I disastri naturali, come i terremoti, sono tragedie che comportano vittime, feriti e distruzione. Per le vittime, il percorso verso una nuova normalità è spesso lungo e complesso. Anche quando i lutti possono sembrare superati, le ferite rimarginate e le macerie rimosse, il lungo effetto del disastro si fa sentire soprattutto a livello psicologico. Lasciando un’impronta persistente nel tempo nelle comunità e nelle famiglie, dove in particolare, i più colpiti sono i bambini che tendono a sviluppare sintomi di ansia, depressioni e disturbi da stress post-traumatico.
Resilienza e speranza
A tutto questo si aggiungono i fattori di stress secondario. I disastri aggravano problemi preesistenti, come la tensione finanziaria, le sfide genitoriali o problemi di sviluppo psico-fisico nei bambini, innescando anche perdite di apprendimento. Fondazione Patrizio Paoletti, SODIGEM e Fondazione L’Albero della Vita hanno creato il progetto ‘Emergenza Terremoto’ in Turchia e Siria per guidare gli adulti sopravvissuti al sisma, nella relazione con i bambini, in rapporto al possibile trauma prodotto dal disastro naturale. Contenere e ridurre i danni nella popolazione infantile e attivare risorse per la resilienza sono le priorità del progetto. La salute mentale svolge un ruolo importante per la salute fisica, il rendimento scolastico, il comportamento e la qualità della vita, a lungo termine. Pertanto è fondamentale intervenire subito per mantenere i bambini al sicuro, fisicamente e mentalmente, dopo il disastro. E il ruolo degli adulti in questo è determinante.