25.1 C
Roma
venerdì, 22 Settembre 2023

Don Milani: Mattarella, “un grande italiano. Il suo ‘I care’ motto universale”. Rifiuto di egoismo e indifferenza, nell’esercizio di una responsabilità attiva

L'”I care” di don Lorenzo Milani è divenuto un motto universale, “il motto di chi rifiuta l’egoismo e l’indifferenza”. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è intervenuto a Barbiana alla cerimonia in occasione del centenario della nascita di don Lorenzo Milani. “Un maestro, un educatore. Testimone coerente e scomodo – ha ricordato il Presidente – per la comunità civile e per quella religiosa del suo tempo. Battistrada di una cultura che ha combattuto il privilegio e l’emarginazione, che ha inteso la conoscenza non soltanto come diritto di tutti, ma anche come strumento per il pieno sviluppo della personalità umana. Far crescere le persone, far crescere il loro senso critico”.

Scuola

Don Milani, ha ricordato Mattarella, pensava alla scuola come “luogo di promozione e non di selezione sociale. Una concezione piena di modernità. In tempi lontani dalla globalizzazione e da Internet, da Barbiana – allora senza luce elettrica e senza strade asfaltate – il messaggio di don Milani si è propagato con forza fino a raggiungere ogni angolo d’Italia, e non soltanto”. La scuola come “leva per contrastare le povertà. Anzi, le povertà. La scuola per conoscere: per imparare, anzitutto, la lingua e per poter usare la parola. La povertà nel linguaggio è veicolo di povertà completa e genera ulteriori discriminazioni. La scuola, in un Paese democratico, non può non avere come sua prima finalità e orizzonte l’eliminazione di ogni discrimine“.

Merito

Nella “Lettera a una professoressa”, scritta con i suoi ragazzi, don Milani ha rappresentato “una lezione impartita a fronte delle pigrizie del sistema educativo e ha spinto a cambiare. La scuola è di tutti. La scuola deve essere per tutti. Il merito – ha rimarcato Mattarella – non è l’amplificazione del vantaggio di chi già parte favorito. Merito è dare nuove opportunità a chi non ne ha, perché è giusto e anche per non far perdere all’Italia talenti”.

Vangelo e Costituzione

Don Lorenzo Milani aveva un senso “fortissimo della politica: se il Vangelo era il fuoco che lo spingeva ad amare, la Costituzione era il suo vangelo laico”. E così altro fronte di “responsabilità attiva”, fu la lettera ai cappellani militari, alla quale venne dato il titolo “L’obbedienza non è più una virtù”, che “contribuì ad aprire la strada a una lettura del testo costituzionale in materia di difesa della Patria per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza”. Insomma, a Barbiana si “cercava di infondere la voglia di imparare, la disponibilità a lavorare insieme agli altri, di osservare le cose del mondo con spirito critico”. Ma “senza sottrarsi mai al confronto, senza pretendere di mettere qualcuno a tacere”. E “tanto meno – ha aggiunto Mattarella, in quello che è stato letto come un richiamo alla recente contestazione della ministra Roccella al Salone del libro di Torino – un libro o la sua presentazione”.

Alessandro Cavaglià
Alessandro Cavaglià
Giornalista parlamentare, classe 1956. Già vice caporedattore AGI, responsabile pro tempore delle redazioni Politico-parlamentare, Interni-Cronaca e della Rete speciale per Medio Oriente e Africa. Ha lavorato ad AdnKronos e collaborato con La Stampa e Il Mondo. Laureato in Lettere-Storia moderna all'Università La Sapienza di Roma

Altro dall'autore

Articoli più letti