Che fine ha fatto Evgenj Prigozhin, oligarca e leader indiscusso della brigata Wagner i cui cingolati ieri hanno ricevuto un improvviso l’alt mentre marciavano a tappe forzate dall’Est Ucraina verso Mosca, arrestandosi a soli 200 chilometri dalla capitale russa?
La brigata mercenaria, in uno scenario che sembra sempre più quello di un tentato golpe, stava così sfidando Vladimir Putin come mai nessuno aveva osato prima.
Poi sul filo di ore drammatiche che hanno messo in allarme tutte le cancellerie del mondo a conclusione di una giornata al calor bianco, il contrordine ordinato da Prigozhin “per non versare altro sangue russo”, l’annuncio del compromesso raggiunto tra Mosca e il capo della Wagner grazie alla mediazione del leader bielorusso Lukashenko e quindi la fine dello scontro. E del tentato golpe. Che poi tanto segreto non era perchè dei piani di Prigozhin erano a conoscenza – lo si è saputo oggi da fonti dell’intelligence Usa – tanto la Cia quanto lo stesso zar del Cremlino, che sarebbe stato avvertito 24 ore prima dell’avvio della marcia su Mosca.
Golpe abortito ma con interrogativi che restano tutti aperti in un clima avvelenato dal rischio per l’umanità dello scoppio di una guerra civile in Russia, paese che possiede il secondo arsenale nucleare al mondo con oltre 5.700 testate atomiche: dalla sorte toccata a Prigozhin ai contenuti ancora segreti dell’accordo raggiunto tra Mosca e la Wagner, al perchè – pur avvertito in anticipo – Putin non abbia dato l’ordine di fermare l’avanzata delle migliaia di soldati della brigata mercenaria, che si son potuti muovere con spavalderia e viaggiando lungo l’autostrada che porta da Rostov sul Don a Mosca senza incontrare nessun tipo di resistenza.
Gli analisti si sforzano di capire e di sviluppare scenari arrivando a ipotizzare che – ma quale golpe! – si sia trattato di una colossale messa in scena, organizzata da Putin stesso, per dimostrare all’Occidente di essere saldamente in sella e che, comunque, lo stesso Occidente avrebbe tutto da perdere puntando su una sua defenestrazione a vantaggio di personaggi velleitari e pericolosi cone l’oligarca Prigozhin.
Ecco, appunto: dove è finito il capo della Wagner? Saperlo aiuterebbe a capire tanto del caos russo. Secondo Dimitri Peskov, il potente portavoce di Putin, che ha parlato al termine di una giornata scandita da questi gravissimi eventi (una giornata “piuttosto dura”, parole sue) Prigozhin “andrà in Bielorussia”, ma non ha spiegato a fare che. Lo stesso oligarca lasciando ieri sera Rostov – dove le sue truppe sono state salutate con applausi dalla popolazione – ha confermato la sua destinazione senza aggiungere particolari. Si sa che è amico di lunga data di Lukashenko. Nelle nebbie degli interrogativi e dei tentativi di spiegazioni c’è anche chi pensa – se il golpe abortito non è una balla – che Putin la sfida lanciatagli ieri dal capo della Wagner se la sia legata al dito (perchè la sua immagine ne esce comunque ammaccata) e potrebbe essere quindi indotto a cogliere l’occasione per far fuori un Prigozhin che senza la ‘sua’ Wagner in esilio a Minsk, è un uomo solo. Ma è sicuramente fantapolitica.